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Barolo: sempre più diffuso all’estero, ma senza una buona cultura del vino
Quando si beve un buon bicchiere di Barolo? un’occasione speciale? al ristorante? Chi lo consuma? Il Wimu, museo del vino all’interno del castello di Barolo ha presentato, nei giorni scorsi, i risultati di una ricerca dedicata proprio al consumo di questo vino d’eccellenza piemontese, commissionata dall’accademia del Barolo all’Ispo (Istituto per gli studi sulla ricerca d’opinione). Il sodalizio, che comprende alcune tra le aziende più rappresentative della produzione di questo vino come Azelia, Michele Chiarlo, Conterno-Fantino, Damilano, Poderi Luigi Einaudi, Gianni Gagliardo, Franco Martinetti, Monfalletto – Cordero di Montezemolo, Pio Cesare, Prunotto, Luciano Sandrone, Paolo Scavino, Vietti e Roberto Voerzio, è di far conoscere nel mondo la qualità del Barolo al consumatore finale, organizzando seminari, cene con degustazione e presentazioni. I risultati dell’indagine dimostrano un generale cambio di atteggiamento nei confronti del grande rosso rispetto al passato, quando le bottiglie di Barolo, acquistate in enoteca, erano per lo più destinate alla regalistica, e nei ristoranti il consumo era riservato solo alle grandi occasioni. Per fortuna dei produttori oggi non è più così: gli appassionati approcciano il Barolo in maniera più immediata ed un numero sempre più interessante di consumatori sceglie il Barolo per bere una buona bottiglia di vino, senza dover aspettare una ricorrenza speciale.
Questo dato emerge per le vendite nelle enoteche, grazie innanzitutto alla diffusione di una cultura enogastronomica di buon livello, e all’aumento degli appassionati che cucinano e invitano a casa propria. Per quanto riguarda i ristoranti, non solo di alta categoria, oggi si trovano numerosi locali con proprietari esperti e sommelier in grado di consigliare i migliori abbinamenti con i piatti scelti, suggerendo agli ospiti che ogni momento può essere quello giusto per godere di un buon calice di Barolo.
“In merito alla scelta del vino per occasioni particolari – spiega Mannheimer -, al ristorante si sceglie un Barolo nel 18% dei casi, una scelta che viene subito dietro a quella che privilegia un vino del territorio, e nel 67% dei casi chi sceglie il Barolo sa che cosa vuole, senza nessuna influenza o bisogno di suggerimenti. In merito all’argomento “abbinamenti” – ha proseguito il professore – le risposte hanno evidenziato un sostanziale rispetto della tradizione: il 74% degli intervistati ha indicato l’abbinamento con le carni rosse e l’8% si è espresso a favore dei formaggi.
Il consiglio del sommelier è più frequentemente richiesto in enoteca (58%), mentre invece al ristorante la scelta è per lo più individuale (57%)”.
Ciò che più influisce sulla scelta di un Barolo è l’abbinamento con i piatti (40%), poi vengono la notorietà del produttore (39%), il prezzo (38%), il suggerimento del sommelier (35%), la personale conoscenza del produttore (34%) e le Guide specializzate (28%). Nel 44% dei casi il consumatore è assiduo (soprattutto nei ristoranti), il 56% per cento è invece saltuario; ben il 47% di coloro che scelgono in Italia di bere Barolo è straniero e solo il 53% è italiano.
“Curiosamente – afferma Renato Mannheimer, presidente Ispo – alla domanda ‘se il Barolo fosse un personaggio pubblico o dei fumetti con chi lo identificheresti?’ la maggioranza delle risposte hanno indicato il premier Mario Monti, seguito da Superman e da Paperon de Paperoni. Il consumatore ‘assiduo’ di Barolo frequenta i ristoranti più delle enoteche ed è italiano, mentre il consumatore ‘saltuario’ è per lo più straniero. Rilevante anche il dato relativo all’andamento e alla previsione dei consumi: nell’ultimo anno è rimasto invariato per il 61% degli intervistati, mentre per il 9% è aumentato e per il 29% è diminuito.
Tra i motivi che determinano l’aumento del consumo di Barolo, gli intervistati indicano una buona campagna di comunicazione e buone recensioni, che ne fanno un vino molto in voga al momento. Al contrario, chi lamenta una diminuzione la imputa, per il 79%, al prezzo e al fatto che vengono preferiti vini più economici, mentre un 7% parla di calo della qualità.
Venendo alle attese sui consumi per il 2013, nel prossimo anno il consumo del Barolo resterà invariato (59%), diminuirà (24%) o aumenterà (14%). Quindi emerge un dato di sostanziale ottimismo per un vino che per il 59% degli intervistati sta reggendo bene alla crisi, ha forti margini di espansione sia verso nuovi ristoratori, sia verso nuovi abbinamenti e sia verso nuovi mercati, argomento affrontato in chiusura dal dottor Giancarlo Voglino, esperto di mercato e di promozione del vino sui mercati internazionali, che ha espresso alcune valutazioni in merito alle prospettive dei consumi del vino negli Stati Uniti e in Cina. Il mercato americano è in grande espansione. La fascia di consumatori disposti a pagare oltre 50 dollari per una bottiglia di vino cresce e rappresenta il 10% del mercato statunitense ma ha bisogno di formazione, di informazioni, di educazione al gusto dei nostri vini, e del Barolo in particolare, per apprezzarne il valore del territorio, della cultura, della tradizione e, in ultimo, dei brand.
Sull’argomento abbinamenti, il Barolo si sposa a diversi piatti e portate di cucine anche totalmente diverse da quella tradizionale piemontese. Questo ne spiega il grande successo negli Stati Uniti come in Giappone, in Germania come nel Regno Unito e un nuovo, crescente interesse anche in Cina.
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