Cronaca
La difesa chiede l’assoluzione per Giuliano Soria nel processo per il Grinzane Cavour
Gli avvocati di Giuliano Soria hanno chiesto l’assoluzione piena per tutti i reati contro la pubblica amministrazione per l’ex patron del premio Grinzane Cavour, perché secondo loro i fatti non sussistono o perché la prova nasce da dichiarazioni non utilizzabili: “Ci sono state solo truffe per i comportamenti che ammettiamo come illeciti. Per altri Giuliano Soria non ha commesso reati”. Le arringhe della difesa sono le ultime batture del processo che coinvolge i fratelli Soria, Giuliano Angelo e Bruno Libralon. I PM hanno chiesto dodici anni di reclusione per Giuliano Soria, sette anni sono richiesti per Angelo Soria , e quattro anni e dieci mesi per il terzo imputato Bruno Libralon.
Per due episodi contestati di peculato e truffa, è stata richiesta la ritrasmissione degli atti alla procura. Secondo l’avvocato Luca Gastini: “Contestiamo la ricostruzione dell’accusa su tutti i capi. Per esempio, quando si dice che ha fatto effettuare lavori nei suoi appartamenti facendoli fatturare al premio vi sono due ordini di problemi: da una parte la casa di Soria era destinata anche a foresteria e quei lavori furono destinati proprio a questo scopo; dall’altra, per altre proprietà, la prova nasce da dichiarazioni non utilizzabili perché fornite da persone imputabili in quanto consapevoli di avere effettuato lavori per conto di un soggetto diverso a quello per cui poi avevano emesso fattura”.
S
l processo contro i fratelli Soria per i finanziamenti pubblici all’Associazione Grinzane Cavour e dirottati su interessi personali tocca alla difesa. E l’avvocato Luca Gastini, difensore con Aldo Mirate del professore e patron del premificio, chiarisce subito la linea di difesa sui reati patrimoniali: «Ci sono state solo truffe per i comportamenti che ammettiamo come illeciti. Per altri Giuliano Soria non ha commesso reati». Il suo punto di approdo è convincere il collegio di giudici a riportare il procedimento penale sulla soglia dell’udienza preliminare. Parte delle contestazioni ai fratelli risalgono a ben prima del loro arresto, nella primavera 2009: se si ripartisse dall’accusa di truffa la prospettiva delle prescrizioni a catena, nei prossimi mesi e anni, è realistica.
«Tornare indietro»
«Una pena spropositata, al di fuori della consuetudine delle nostre aule per questo genere di processi». Gastini va subito oltre: «Il reato di peculato prefigura che si abbiano a disposizione fondi pubblici e si mettano poi in atto raggiri e artifici per conservarne il possesso. In questo caso, da parte dei fratelli, è accaduto il contrario: i soldi per le 11 determine sotto accusa di Angelo Soria come dirigente della Regione Piemonte sono stati sino all’ultimo nella disponibilità del ragioniere della Tesoreria. Per noi si configura una truffa ma, siccome il capo di imputazione si ferma agli atti deliberativi firmati anche da Angelo, non si può derubricare semplicemente l’accusa. Si deve riformulare il capo di imputazione e ripartire da capo». Delle contestazioni di malversazioni Gastini dice: «Sul conto Unicredit al centro delle indagini sono entrati e usciti in 4 anni 18 milioni di contributi. Quattro erano di privati, 10 pubblici ma non vincolati se non in senso lato alle attività del Grinzane, solo gli ultimi 4 erano vincolati a una precisa destinazione d’uso».
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