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Cronaca

Quindici arresti per corruzione per appalti senza gara in Regione Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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I carabinieri del Comando provinciale di Torino stanno eseguendo diverse perquisizioni e quindici ordinanze di custodia cautelare emesse a conclusione di un’indagine sulla corruzione in Regione Piemonte. Si tratta di funzionari regionali e dirigenti di società private che sono stati arrestati in Piemonte, Veneto e Campania. Sono accusati di associazione a delinquere, corruzione, concussione e turbativa d’asta.  Nelle intercettazioni che hanno portato agli arresti ci sono anche i nomi di due assessori regionali: William Casoni (Pdl –  assessore regionale al commercio) e Giovanna Quaglia (Lega Nord – assessore regionale al Bilancio) e quello di Riccardo Bossi figlio di Umberto Bossi. Tutti e tre per ora non sono indagati.

Tra le persone finite in manette anche un ex dirigente del settore tributi della Regione Piemonte, Giovanni Tarizzo, sul cui conto corrente sono stati trovati un milione e mezzo di euro che potrebbereo arrivare dalle somme ricevute illegalmente.

L’inchiesta avrebbe evidenziato che i funzionari della Regione Piemonte intascavano soldi per favorire l’assegnazione di appalti, senza una regolare gara ad evidenza pubblica, ad imprese private per la riscossione regionale delle tasse automobilistiche. In Piemonte sono finiti nel mirino i vertici della Gec. Dalle intercettazioni emerge che i vertici dell’azienda  avevano riscritto il bando di gara per ottenere l’appalto. Dalla corruzione avrebbero ottenuto 80 milioni di euro.

Gec spa, è una società per azioni nata in origine per il servizio di riscossione tributi per la provincia di Cuneo, che una una composizione azionaria al 50% di soci privati e istituti bancari.

Sono  in carcere il direttore di Gec Spa Aldo Magnetto, l’amministratore delegato Alessandro Otella. Agli arresti domiciliari, invece, Giovanbattista Rocca, presidente onorario di Gec e Franco Giraudo ,vice presidente di Gec che avrebbero corrotto Tarizzo.

Coinvolte anche le Regioni Veneto e Campania, dove la società aveva replicato lo stesso sistema utilizzato in Piemonte.

Indagati anche i vertici del Csi Piemonte in qualità di stazione appaltante degli affidamenti.

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