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Cultura

Olivetti e la crisi: un film nel film

Redazione Quotidiano Piemontese

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Passare due giorni con le comparse sul set allestito a Ivrea per la fiction “Adriano Olivetti, la forza di un sogno”, significa vivere un film nel film con al centro, anziché l’illuminato ingegnere, la realtà attuale: quella della crisi. Fra sabato e lunedì, in uno spazio scenico di poco più di duecento metri sparsi lungo via Jervis fra l’area delle ex-officine Ico e gli ex-servizi sociali Olivetti, 150 comparse, gli attori principali (Luca Zingaretti e Stefania Rocca) e l’intero pool della produzione hanno lavorato alacremente per far rivivere, in pochi minuti di ripresa effettiva, gli anni d’oro dell’epopea olivettiana.

Ma se nella realtà dell’epoca quelle persone di tutte le età vivevano il sogno e la certezza di avere un futuro radioso nella prima fabbrica di elettronica d’Italia, oggi, a meno di un secolo di distanza, le cose sono ben diverse e il tempo trascorso pare essere molto di più.

Dietro i volti sorridenti delle comparse ci sono molte tristi storie che ben fotografano la realtà contemporanea di una crisi in cui, per dirla come l’ingegnere, l’uomo ha smesso da tempo di essere al centro del sistema produttivo. Ecco allora che Barbara, 32 anni, madre di due bimbi di 8 e 3 anni in attesa di occupazione, viene messa a camminare con Stefano, 46 anni, venuto a suonare con la banda di Bollengo e che durante la settimana vende trattori con uno dei pochi contratti blindati fra le comparse. Dietro di loro arriva Francesco, quarantenne portiere diurno con Sara, ventiquattrenne impiegata precaria presso il tribunale di Ivrea, giunti qui per arrotondare una “paga ridicola”, alle loro spalle c’è un gruppo formato da Secondo, 50 anni, operaio disoccupato, Silvano pre-pensionato Olivetti, riuscito a scampare alla tagliola degli esodati, Katia che lavora come impiegata in un call center della Val d’Aosta, ha 40 anni e un figlio di 18 che, di questo passo, forse “una volta finiti gli studi dovrà mantenerla” e Cesare, 38 anni, libero professionista nel settore dell’addestramento dei cavalli.

La presenza nella vicina S.Giorgio della produzione Mediaset della soap opera “Centovetrine”, oggi in attesa di riprendere (con meno personale e a costi contenuti), ha poi creato un gran numero di comparse semi-professioniste che cercano di sopperire alla mancanza di lavoro regolare partecipando alle altre produzioni in corso in Piemonte. E’ il caso di Pino che, dopo aver fatto il tabaccaio a Cigliano, in attesa di fare il factotum a Varigotti nell’albergo di un amico nella stagione estiva, ha lavorato a lungo nell’immaginario centro commerciale insieme a Ivano, perito elettronico di 39 anni, che, perso il lavoro quest’anno, è comparso in quasi 40 diverse pellicole.

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Non mancano, fortunatamente, quelli che un lavoro ce l’hanno e sono qui per divertimento come Alessandro, 34 anni, artigiano specializzato in lavori con il carton gesso, oppure Marta, di 26, studentessa a Scienze Naturali che prova ad arrotondare l’assegno di ricerca, Matteo, avvocato civilista con lo studio in centro a Ivrea, o Dania trentenne impiegata in un’azienda vinicola di Caluso. Con loro gli insegnanti precari come Luca, che alterna una consulenza grafica a una lezione all’Istituto Europeo di Design, e Romina che alle lezioni di storia dell’arte all’Itis fa seguire un corso serale di informatica sempre come docente, in attesa di rivestire i panni di comparsa a “Centovetrine”. Alla faccia della generazione choosy.

Non potevano mancare, infine, i bambini e gli anziani. Mauro ha 7 anni è il più piccolo della compagnia e si diverte un mondo a ripetere le scene perché “sono sempre meglio che andare a scuola a fare inglese”, Alexi 13, è emigrato da Tour, vicino a Parigi, e suona la tromba nella banda come Igino che, con i suoi 84 anni, è il più anziano, ma ha ancora una gran voglia di divertirsi. Con loro una rappresentanza dei pensionati Olivetti come Bruna, per 35 anni impiegata nell’ufficio contabile e Walter, operaio meccanico che giocava a tennis durante la pausa pranzo nei campi dietro il convento, nel cuore degli stabilimenti dietro via Jervis. Ma cosa rimane, oggi, del sogno di Olivetti ? “Purtroppo poco o niente se non una bella storia” afferma Adolfo, 73 anni, pensionato che ha vinto tutti e tre i premi fedeltà al lavoro della vecchia Olivetti (spilla, medaglia e premio fedeltà) per i suoi 37 anni di attività ininterrotta in fabbrica.

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Forse un motivo per essere ottimisti c’è, perché viene da pensare che Tatiana Callegari e Luana Velliscig, responsabili del casting, abbiano operato la scelta dei figuranti su basi etiche, quasi a volere dire che la cultura e (il cinema) possono rappresentare un aiuto concreto non solo per l’anima. Un messaggio che all’ingegnere sarebbe sicuramente piaciuto.

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