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Tafferugli alla prima udienza al processo ai simpatizzanti NoTav: la precisazione del movimento

Redazione Quotidiano Piemontese

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A riguardo a quanto accaduto all’esterno e all’interno del Palazzo di Giustizia di Torino alla prima udienza del processo che vede a giudizio 45 persone per quanto accaduto nell’estate del 2011 a Chiomonte  il movimento NoTav precisa in una nota:

All’esterno un presidio di solidarietà ha atteso i notav sotto giudizio e quelli entrati fino alla conclusione dell’udienza. Anche questa volta, l’informazione è riuscita a montare una tempesta in un bicchier d’acqua per uno scambio vivace di battute con un cameraman.

In merito si deve considerare:
– che l’aula era effettivamente troppo piccola, infatti l’udienza è stata sospesa ed è poi proseguita in un aula più capiente
– che l’operatore, ai sensi dell’art. 147 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, non poteva effettuare riprese in aula
– che, infatti, accanto ad un diritto di informazione c’è un diritto di tutela della privacy che deve contemperarlo, e a maggior ragione quando la non disponibilità ad essere filmati venga espressa e resa ben intellegibile a chi effettua le riprese
– che il legislatore ha ritenuto, in relazione alla riprese audiovisive nelle aule di giustizia, di far dipendere tale diritto da una specifica autorizzazione del Tribunale, che nel caso in questione non ci risulta sia stata data
– che non v’è stata alcuna reale aggressione (lo stesso video girato dall’operatore mostra che le persone vicine sono del tutto tranquille) ma solo un diverbio, in cui l’operatore ha peraltro partecipato e nel quale si è dimostrato particolarmente scortese, tanto da urtare la suscettibilità di qualcuno che probabilmente lo ha spintonato
– che l’operatore RAI non si è in alcun modo peritato di tener conto della volontà dei presenti di non essere ripresi;

Ci rammarichiamo per quanto avvenuto ma non ci stupiamo per come la stampa, a fronte di una iniziativa un po’ decisa, ascrivibile comunque solo all’iniziativa individuale di chi non voleva esser filmato, ha deciso di costruire l’ennesimo caso per prendersela con l’intero Movimento, in alcuni casi falsificando platealmente la realtà, come ad esempio per Libero che ha trasformato quanto avvenuto in botte da orbi.

Alla nota dei Notav risponde il parlamentare PD Stefano Esposito

Dopo i gravi fatti avvenuti al Tribunale di Torino è arrivato puntuale il comunicato stampa del fantomatico Movimento NoTav. Un nuovo esempio di come questi signori intendono la democrazia, la tolleranza, il rispetto delle istituzioni e delle persone.
L’aggressione all’operatore Rai viene, infatti, derubricata a semplice “diverbio” e a “iniziativa un po’ decisa”. Il tutto accompagnato da sommari riferimenti normativi alla privacy e al divieto di riprese, probabilmente frutto dell’operato del Legal Team, che dimostra un’approssimativa conoscenza dell’argomento, ma, soprattutto, che non serve a cambiare la verità dei fatti, ovvero che si è trattato di un’azione intimidatoria contro un lavoratore e contro la libera informazione.
Ancora una volta, però, a stupirci è il silenzio da parte di tanto mondo della politica, della società civile e dell’intelligenza torinese, che non hanno ritenuto necessario commentare non solo l’aggressione a un giornalista ma la contestazione alla magistratura compiuta in un’aula di giustizia e il relativo assedio al Tribunale, assedio posto in essere tutte le volte che gli imputati No Tav devono venire processati. Evidentemente tutto ciò deve apparire normale e accettabile. Noi non lo riteniamo tale e crediamo che questi episodi confermino come quel che resta del movimento No Tav abbia perso ogni contatto con la realtà e si sia trasformato in un ‘logo’ che copre le azioni di un ricettacolo di intolleranti e fanatici.
Auspicando che l’Ordine degli avvocati possa occuparsi dell’operato del Legal Team, cogliamo l’occasione per sottolineare la codardia del Movimento NoTav che continua a diramare comunicati stampa anonimi. Vista l’eccellente conoscenza delle normative in materia di informazione e privacy, ci piacerebbe veder comparire una firma in calce a questi comunicati. Assumersi la responsabilità di ciò che si scrive: in questo sta la differenza tra la libertà di espressione e la vigliaccheria clandestina.

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