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Piemonte

Matteo Renzi ha presentato a Torino il suo modo di intendere il centro sinistra – fotogallery

Redazione Quotidiano Piemontese

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img_2615-1020x679Matteo Renzi ricomincia da Torino davanti a 4000 simpatizzanti o curiosi di conoscere il Renzi pensiero. Il sindaco di Firenze ha provato a fare del Palazzetto Olimpico quel che il Lingotto fu per Veltroni, un punto di svolta per il Pd. Il sindaco di Firenze ha voluto spiegare alla platea torinese il suo concetto di sinistra, “che pensa che il futuro sia casa nostra, che ascolta e concerta tutto, soprattutto l’ora di decidere. Non quella talebana e integralista, di chi sostiene che chi la pensa esattamente come me vada distrutto con tutte le armi”.

Sprazzi del Renzi-pensiero: Chi vuole governare il Paese deve avere il coraggio di mettere tutto ciò che può sul tavolo.  Due autorevoli leader del centrosinistra hanno fatto questa settimana un passo indietro. Non dico che era ora. Ma il gesto è importante. Abbiamo bisogno di voltare pagina.  Chi vi dice che la crisi è finita vi prende in giro. La crisi non ha una fin  è un cambiamento. Ed è anche una opportunità. Noi siamo di sinistra perché non abbiamo paura del futuro. Futuro è parola da pronunciare con piacere, non con angoscia.

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Qualora noi dovessimo assumere la responsabilità di governo ci relazioneremo con la Fiat per quello che la Fiat è una delle più grandi aziende di questo paese, un punto di riferimento per mille motivi, in mille settori vitali della nostra economia, sperando che la crisi che sta vivendo l’industria dell’auto possa rapidamente cambiare segno.  Le frecciatine vanno e vengono, credo che Marchionne abbia fatto un errore ad attaccare Firenze, avrebbe dovuto attaccare soltanto me. Penso che se ne sia accorto subito quando ha cercato di fare marcia indietro” ha detto Renzi, sostenendo che al di là delle polemiche piuttosto Marchionne ha posto dei problemi rispetto a quello che abbiamo detto, cioè sul fatto che a nostro giudizio occorre uscire dalla logica che ha animato gran parte di questo paese, cioè di un eccesso di sussidi e contributi a cui non ha corrisposto un impegno industriale altrettanto soddisfacente”.

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