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Il Messaggero pubblica indiscrezioni del nuovo piano di Fiat che smentisce tutto

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Messaggero ha pubblicato indiscrezioni a proposito del nuovo piano industriale di Fiat che sara presentato il 30 otobre. Fiat ha subito smentito le indiscrezioni: ” Gli articoli pubblicati oggi dai quotidiani “Il Messaggero” e “Il Mattino” circa un  presunto “piano Marchionne”, che sarebbe annunciato il prossimo 30 ottobre,  sono frutto di illazioni giornalistiche, prive di qualsiasi fondamento”.

Lo staff del Lingotto ha preparato un dossier con costi e benefici di oltresessanta ipotesi di intervento. Il puzzle finale – che sarà ritoccato fino all’ultimo – indicherà nuovi modelli e motori ma soprattutto darà le prime direttive strategiche sul riposizionamento del marchio Fiat in un mercato europeo stabilmente stagnante e sulla sterzata verso l’export.

Scartata l’ipotesi di chiudere Mirafiori (misura che avrebbe ridotto di molto le perdite di 700 milioni stimate per il 2012), Marchionne confermerà l’avvio nel 2014 della produzione dei due mini-Suv: la Fiat 500X e la gemella con marchio Jeep. I due modelli però non dovrebbero essere assemblati a Mirafiori.

La destinazione più gettonata – ma nulla è ancora nero su bianco – sembra essere Melfi dove dovrebbero essere concentrate le auto costruite su piattaforma B, quella della futura Punto e dei piccoli Suv.Fra le ipotesi allo studio è rispuntato il vecchio progetto della Topolino, city car di meno di 3 metri, forse ibrida (una batteria elettrica accanto al bicilindrico Twinair) che potrebbe essere dirottata verso Torino, ma anche questo nodo sarà sciolto solo a fine mese. Per Cassino, invece, si riflette sulla produzione della Chrysler 100, una vettura media destinata principalmente ai 2.200 concessionari Usa ma che in Europa avrebbe il marchio Lancia e sostituirebbe l’attuale Delta. L’aumento dell’export sarà il filo conduttore del piano.

Non solo per le auto ma anche per i componenti. Per i cambi, ad esempio, si punta a montare su molti modelli Usa l’innovativo C635 in versione automatica e manuale costruito in Piemonte a Verrone. Sul fronte dei motori a dicembre 2012 partirà l’aumento da 150 a 400 pezzi al giorno per i grossi diesel, destinati alle Jeep, prodotti dall’emiliana VM che sta già selezionando 300 neoassunti. Infine nello stabilimento campano di Pratola Serra dalla primavera 2013 sarà avviato il montaggio annuo di 80/100 mila diesel commissionati dalla nipponica Suzuki. Da qui usciranno anche i nuovi motori a benzina per le nuove Alfa Romeo che dal 2014 vedranno la luce sia in Italia che in America. Per l’Alfa, infatti, Marchionne confermerà l’assegnazione agli Usa della berlina Giulia. In Italia sarà prodotto dall’anno prossimo anche un modello di nicchia come il coupé Alfa C4, a Modena, e dal 2015 l’ammiraglia Alfa da 50/60 mila euro che sarà assemblata nel nuovo plant Maserati di Grugliasco.

Questa fabbrica sta già lavorando su due prodotti che dovrebbero procurare a regime un nuovo fatturato di 1,5 miliardi: la Quattroporte da 120 mila euro in vendita da gennaio 2013 e la Ghibli, una berlina da 70/80 mila euro che arriverà a fine 2013. Marchionne sta lavorando infine a ridefinire il profilo marketing del marchio Fiat considerato troppo debole in Europa. Non è escluso che partano investimenti sulla ”500” che ormai in America vende come la Golf e che potrebbe evolvere verso un marchio a sé, semipremium e articolato su una decina di modelli. L’intero pacchetto di interventi però non risolverà la crisi, che il Lingotto prevede lunga e difficile. Il fatto è che tutti i produttori europei di auto, ad eccezione della Volkswagen, perdono enormi quantità di denaro stimate in circa 20 milioni di euro al giorno. Mentre il governo Monti studia sgravi fiscali all’export, in questi giorni il Tesoro francese sta esaminando il piano di salvataggio della banca interna di Peugeot che finanzia le vendite a rate. Sarà solo il primo episodio di un piano di aiuti europeo per l’auto? Marchionne ci spera. Monti ne sta discretamente parlando con i partner europei. E dunque il piano del 30 ottobre rischia di essere il primo capitolo di una gigantesca ristrutturazione.

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