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Ambiente

Confermata la delega alla caccia all’assessore Sacchetto

Redazione Quotidiano Piemontese

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Con 32 no della maggioranza, 19 sì dell’opposizione e un non votante del gruppo Pensionati, l’Assemblea regionale ha respinto la mozione che ne chiedeva la revoca da parte del presidente della Giunta regionale Roberto Cota della delega alla caccia all’assessore Sacchetto.  Il documento, presentato dal primo firmatario Aldo Reschigna (Pd), sottoscritto dai gruppi Idv, Fds Sel e Insieme per Bresso, e illustrato in Aula dal consigliere Mino Taricco, impegnava il presidente della Giunta, alla luce dei comportamenti assunti dall’assessore in relazione alle recenti vicende sul referendum contro la caccia e l’apertura della stagione venatoria “a rassegnare le deleghe ad altro componente della Giunta”. 
Il dibattito è stato aperto dal consigliere Andrea Stara (Insieme per Bresso), che ha accusato l’assessore “di non essersi confrontato con le associazioni ambientaliste e con il Consiglio regionale e di aver cancellato una legge senza mantenere l’impegno di presentarne una nuova, indossando la casacca di cacciatore piuttosto che la giacca di assessore”.
Gian Luca Vignale e Roberto Boniperti (Progett’Azione) hanno difeso l’operato diSacchetto che, se in due anni non ha ancora compilato il piano faunistico, non è per cattiva volontà ma perché si tratta di un compito complesso, da affrontare con equilibrio e senza partigianeria.

Wilmer Ronzani, Rocchino Muliere, Nino Boeti e Reschigna (Pd) hanno rimproverato all’assessore di non essere un interlocutore credibile agli occhi delle associazioni ambientaliste, che si sono sentite prese in giro per l’abrogazione della legge regionale sulla caccia, dei cacciatori, tenuti nell’incertezza fino all’ultimo sulla data di apertura della stagione venatoria, e dell’Assemblea regionale, che attende da mesi di discutere la nuova legge che disciplinerà la caccia.
Tullio Ponso (Idv) ha ammonito che la nuova legge dovrà prevedere controlli “perché non di rado i danni provocati dagli animali all’agricoltura sono un pretesto per incentivare la caccia, come dimostrano gli allevamenti abusivi di cinghiali”.

Per Gianfranco Novero e Michele Marinello (Lega Nord) l’assessore ha fatto del proprio meglio e se ha responsabilità verso i promotori del referendum le condivide con tutti gli assessori che lo hanno preceduto e non hanno fatto nulla per rispondere alle loro richieste.

Per Carla Spagnuolo (Pdl) “la caccia non è materia di esclusiva competenza dei cacciatori, armati contro animali inermi e sempre più anacronistici, ma riguarda la coscienza di tutti. Per questo l’assessore deve imparare ad ascoltare tutti”, mentre per Luca Pedrale (Pdl) il solo errore di Sacchetto “è stato essere sincero in un mondo di ipocriti: ha avuto il coraggio di dire che è amico dei cacciatori e non gli è stato perdonato”.

Giovanni Negro (Udc) ha dichiarato di non volere il ritiro delle deleghe all’assessore ma di aspettarsi che i patti vengano rispettati e la legge sulla caccia al più presto discussa e approvata.
Per Fabrizio Biolè (M5S) quanto successo per il referendum sulla caccia è l’ennesima riprova che da parecchio tempo, sia a livello nazionale sia a livello regionale, il rispetto di una delle poche prerogative dei cittadini per esprimere la propria volontà viene mortificata e annullata.

Michele Giovine (Pensionati), ha evidenziato che l’eccessiva inerzia con cui è stata trattata la partita caccia sia controproducente e ha auspicato che “con il contributo di tutti, soprattutto dell’opposizione, che si è dimostrata quanto mai responsabile, venga varata la nuova legge”.

Prima della votazione finale il presidente della Giunta Roberto Cota è intervenuto per rivendicare la competenza dell’assessore, “che sta svolgendo un’azione quanto mai proficua e concordata in ogni dettaglio in totale accordo con il presidente dell’Esecutivo”.

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