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Biella

Salvi nella tragedia sul Manaslu Gnaro Mondinelli, Christian Gobbi e due biellesi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Tredici alpinisti sono morti per una valanga che ha travolto decine di alpinisti impegnati nell’ascensione del monte Manaslu, ottava vetta del mondo nella catena dell’Himalaya. Fra i morti l’alpinista brianzolo Alberto Magliano, mentre altri 12 alpinisti sono riusciti a mettersi in salvo. Tra i superstiti uno dei più forti alpinisti italiani Silvio Gnaro Mondinelli, insieme al borgosesiano Christian Gobbi, ai biellesi Edoardo Bozio di Pray e Nazareno Curnis di Caprile che si trovavano vicino al luogo della tragedia e alla guida alpina  Marco Confortola.  Mondinelli ha raccontato al telefono la tragedia:  “Io e Christian stiamo bene, siamo arrivati al campo base poco fa, ma purtroppo Alberto non ce l’ha fatta. L’abbiamo estratto dalla neve con lo sherpa, e siamo rimasti su ad aspettare per portarlo giù, ma gli elicotteri stanno trasferendo i feriti a valle e ci hanno detto che ci sarebbe voluto tempo. Stasera tardi, o più probabilmente domani mattina, risalgo con l’elicottero per andare a prenderlo. Non riesco a pensarci, era diventato nonno ieri e piangeva di gioia. E’ terribile.

Erano le 4.20. Stavo per uscire a fare un bisogno. Si è sentito un rumore assordante e non abbiamo più capito niente. Io ero in tenda con Christian, ci siamo ritrovati travolti e colpiti da blocchi di ghiaccio e neve. Dopo 200 metri la valanga ci ha buttato fuori. Abbiamo perso tutto, eravamo senza scarpe. Era buio, non c’era luce, non si vedeva niente. Le tenda di Alberto era proprio vicino alla nostra  Non riesco a capacitarmi che sia morto. Lui aveva all’interno bombole d’ossigeno che forse hanno fatto peso e l’hanno trascinato in basso, mentre noi eravamo più leggeri. Non lo so. Comunque lui è finito in profondità e non ce l’ha fatta. Lo abbiamo tirato fuori ma non c’era più niente da fare. E’ difficile dire cosa abbiamo provato perchè è stata una frazione di secondo. Però dopo è stato tremendo. Io e Christian ci siamo avvolti i piedi con i sacchi a pelo e abbiamo camminato per un tratto così, poi abbiamo recuperato degli scarponi per scendere”.

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