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Economia

Roberto Cota attacca il premier Monti su Facebook

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota ha attaccato il governo sul  proprio profilo Facebook sottolineando che da parte del Governo:

La benzina ha toccato quota due euro al litro, la settimana prossima le famiglie saranno alle prese con l’inizio dell’anno scolastico con le relative spese che per molti sono diventate insostenibili, infatti la disoccupazione ha toccato livelli record. Da un lato, il Governo si occupa di come introdurre nuove tasse, dall’altro i partiti romani sembrano sapersi concentrare esclusivamente sulla legge elettorale, magari pensando di  fregare la Lega. 

In più assistiamo al festival dell’ipocrisia perché lo sport principale per certi deputati è quello di sostenere a Roma i provvedimenti del governo Monti e di criticarli sul territorio. C’è la disattenzione più completa rispetto ai problemi concreti della gente. Monti parla di serietà, di prestigio internazionale, si accredita come l’unico in grado di poter parlare a certi tavoli, i mezzi di informazione seguono l’onda.Anche da parte loro c’è una distanza che aumenta rispetto alla vita quotidiana delle persone. Certe polemiche sterili, il volersi occupare di cose trite e ritrite e, soprattutto, la incapacità o la non volontà di dire le cose come stanno.
Se è aumentata in un anno di sette volte in negativo la distanza dalla media europea rispetto alla crescita del PIL, se il debito pubblico ha raggiunto la percentuale record del 123% rispetto al PIL, mentre un anno fa era sotto il 120%, se l’inflazione è passata dal 2,1% al 3,6%, la disoccupazione dall’8% al 10,8%, con oltre il 35% di disoccupazione giovanile, possiamo dire che questo governo sta andando bene?

La Lega ha ragione tre volte.
La prima, perché l’unico modo per uscire da questa situazione è liberarci dalle catene che ci legano a Roma, come abbiamo sempre sostenuto. Se il Nord, infatti, potesse autodeterminarsi, scegliere un congruo sistema fiscale e non subire più discriminazioni, il nostro sistema produttivo sarebbe competitivo.
La seconda, perché quando denunciavamo la pericolosità di un’operazione calata dall’alto vedevamo anche i rischi di un appoggio acritico da parte di un certo sistema di informazione.
La terza, perché non bisogna essere dei professori per sapere che se un sistema fiscale raggiunge una pressione insostenibile, il risultato è quello di minare l’architrave portante di un paese.
Come un tarlo che rapidamente distrugge il mobile.

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