Piemonte
Una nuova proposta transnazionale: la macroregione del nord
Dopo la costituzione della provincia autonoma dei laghi, ora di parla addirittura della costituzione di una macroregione del nord transnazionale che coinvolgerebbe i territori alpini di Francia, Italia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia.
Le argomentazioni più convincenti per sostenere le ragioni della nascita della Macroregione del Nord le ha fornite Andrea Fluttero, il senatore Pdl che pure ne contesta l’utilità, ravvisandovi, anzi, dei seri rischi per la tenuta dello Stato unitario. «Ma è precisamente l’obiettivo che intendiamo perseguire – spiega Michele Marinello, consigliere regionale del Carroccio e dirigente di spicco dell’intendenza leghista piemontese -. A differenza di quanto affermano certi detrattori, nel corso di questi anni non abbiamo affatto modificato la nostra linea e la meta è scritta chiaramente nell’articolo 1 del nostro statuto: l’indipendenza del Nord. Un percorso declinato in vari modi – secessione, devolution, federalismo – costretti dalle contingenze politiche e dai rapporti di forza». Non si tratta però di una semplice affermazione identitaria né della rivendicazione di coerenza: «Solo uno stolto arriva a negare ciò che è sotto gli occhi di tutti: il fallimento dello stato nazionale. Quell’assetto istituzionale, esito di un processo storico tutt’altro che lineare e cristallino, è precipitato in una crisi irreversibile e la sua degenerazione inarrestabile. Siamo giunti a un punto di non ritorno».
La Macroregione del Nord è la risposta, l’unica praticabile per Marinello, coniugando “sogno e realtà, ideali e concretezza”, per uscire da questo vicolo cieco, segnato dalla progressiva perdita di sovranità nazionale, dal tracollo economico, dall’instaurarsi di élite tecnocratiche irresponsabili. «Il progetto di unire in un’unica entità ammnistrativa realtà omogenee sul piano territoriale, culturale, economico e produttivo, rappresenta un investimento sul nostro futuro». D’altra parte, nessuno può confutare il fatto che il 70 per cento del pil, ovvero i tre quarti del fatturato del Paese, proviene dalle regioni del Nord che, malgrado la crisi, cresce. E che, come scrive Stefano Galli, il Nord annualmente stacca un assegno a beneficio di Roma e di tutte le altre regioni dell’ammontare di circa 60 miliardi di euro. «Lo vediamo proprio in questi giorni come veniamo trattati dal governo centrale. In spregio all’azione di buona amministrazione messa in campo dal governatore Roberto Cota subiamo continui e ripetuti scippi. Non si può più andare avanti così».
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