Economia
Elkann, Agnelli, Cairo e il pasticciaccio brutto di GazzaBet
Fatto senza precedenti nella storia del giornalismo italiano. I giornalisti della redazione di un giornale (La Gazzetta dello Sport) comprano una pagina su un quotidiano rivale (La Repubblica) per protestare contro le decisioni commerciali presi dalla proprietà del proprio giornale (RCS). L’antefatto è la decisione di RCS di legare il nome dello storico giornale roseo ad un sito di scommesse online. E non si tratta solo di una pubblicità ma di un prodotto a firma Gazzetta in piena regola. GazzaBet è infatti una società tra i cui azionisti compare RCS Media Group (editore di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport), di proprietà di John Elkann e Pietro Scott Jovane, ma anche diversi presidenti di società di calcio: Andrea Agnelli (Juventus), Diego Della Valle (Fiorentina) e Urbano Cairo (Torino). La polemica è doppia, come ricorda Dagospia. Prima di tutto l’evidente conflitto di interessi per i presidenti delle squadre di calcio, in seconda battuta il ruolo dei giornalisti della Gazzetta. Nelle pubblicità di GazzaBet compare infatti un evidente “firmato dalla Gazzetta delo Sport” che farebbe pensare ad un coivolgimento o quanto meno ad un’approvazione dell’operazione da parte della redazione. In realtà non è così, tutt’altro. E la redazione ha tenuto a farlo sapere con la diffusione del comunicato che vi proponiamo qui di seguito, comunicato che spiega tutto per filo e per segno.
Care lettrici e cari lettori,
in questi giorni, sulle pagine del Corriere della Sera , è in corso la campagna pubblicitaria per lanciare «GazzaBet», un sito di scommesse online associato alla Gazzetta dello Sport , il quotidiano sportivo leader in Italia edito da RcsMediaGroup.
In calce alle paginate di pubblicità, scritte con un carattere piccolissimo, compaiono due avvisi che sono invece di fondamentale importanza e sui quali, dunque, richiamiamo la vostra attenzione. La prima: «Il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica».Come dire: RcsMediaGroup si sta avventurando in un campo minato, in un settore controverso, ad alto tasso di rischio sociale e completamente estraneo all’attività editoriale dell’azienda. Anche la seconda avvertenza è riportata in una noticina quasi illeggibile: «GazzaBet non coinvolge le strutture giornalistiche di Rcs». Le lettrici e i lettori devono sapere che questa iniziativa non solo «non coinvolge» i giornalisti della Gazzetta dello Sport , ma anzi è stata pensata e attuata contro il parere della redazione.
Certo, un editore è libero di pianificare lo sviluppo della propria intrapresa. Ma non è questo il tema in discussione. Peraltro né il Comitato di redazione (Cdr) del Corriere della Sera , né il Comitato di redazione della Gazzetta dello Sport hanno mai negato negli ultimi due anni la necessità di trovare nuove fonti di ricavi.
Il punto è che stiamo andando fuori strada. Da mesi il Cdr della Gazzetta dello Sport si sta sforzando di dimostrare che puntare su un sito di scommesse significa semplicemente sfigurare l’identità, la reputazione, il prestigio del quotidiano sportivo di gran lunga più importante in Italia.
Il Cdr del Corriere condivide in pieno e appoggia la protesta dei colleghi della Gazzetta, e ha sollevato il caso intervenendo nell’assemblea dei soci Rcs nel maggio scorso. Inoltre da almeno due anni il Cdr del Corriere della Sera chiede all’azienda di mettere al centro del necessario rilancio i contenuti editoriali, siano essi pubblicati sull’edizione di carta, sul sito del Corriere o sulle piattaforme digitali. Questo confronto è quanto mai urgente.
Il marketing è una funzione essenziale per ogni azienda e quindi anche per la nostra. Ne siamo pienamente consapevoli. Come pure sappiamo che in Europa e nel mondo esistono decine di esempi di promozione editoriale che valorizzano il lavoro giornalistico nelle sue varie forme, senza scivolamenti in territori estranei e pericolosi per la reputazione dei giornali.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera
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