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Il vento ci porterà, con Ostermaier sul filo del rasoio fra arte e vita

Davide Mazzocco

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Albert Ostermaier è una delle più eminenti figure della scena poetica e drammaturgica tedesca ma in Italia ci è arrivato come romanziere con il suo Il vento ci porterà, pubblicato alcuni mesi fa da Scritturapura, una piccola casa editrice piemontese che opera da alcuni anni con una ben definita identità e con una mission tanto impegnativa quanto coerente: quella di andare a scovare i talenti all’estero, partecipando alle fiere, leggendo, traducendo, promuovendo. Un lavoro di qualità che in passato le ha permesso di sdoganare autori molto famosi nei loro paesi ma completamente sconosciuti in Italia. Il romanzo di Ostermaier si mette sulle tracce di un episodio di cronaca che, nell’estate 2003, sconvolse la Francia: l’omicidio dell’attrice Marie Trintignant causato dalle percosse del suo compagno Bertrand Cantat, front man dei Noir desir, all’epoca all’apice della propria carriera. Su questo fatto di cronaca lo scrittore tedesco costruisce una raffinata mise en abîme, un gioco di specchi e di rifrazioni nel quale arte e vita si mescolano senza soluzione di continuità. Gilles, uno sceneggiatore in piena crisi creativa e matrimoniale, decide di affittare la villa in cui Alain Delon e Romy Schneider girarono La piscina per portare a termine la sceneggiatura del film che sta scrivendo su Marie Trintignant e Bertrand Cantat.

Giorno dopo giorno l’immersione di Gilles nella storia rivela l’abisso che è nascosto in ciascuno di noi e che solamente l’arte e l’amore, con le loro vette e i loro baratri, sono in grado di mostrarci. Il romanzo di Ostermaier che si distacca dalla norma corrente per un lirismo quasi anacronistico diviene, per il lettore più attento, un trattato sulle ineludibili contaminazioni fra la creazione e l’esistenza, sulle relazioni bidirezionali e osmotiche fra ciò da che viviamo e ciò che immaginiamo. La gelosia di Cantat e Trintignant diventa specchio deformante nel rapporto fra Gilles e Cathy, perché “la gelosia è come un parassita. Si pasce come se avesse vita propria, si getta affamata, avida su tutto ciò che può darle nutrimento. La gelosia vive di quei momenti che lei stessa sceglie, di quegli attimi in cui decide di dubitare. Non cerca la certezza, ma la possibilità. È soggettiva, scava più in profondità dell’amore, ha la sua verità, le sue regole, la sua finalità”. Il titolo evoca la canzone più famosa di Cantat e dei Noir desir, Le vent nous portera, ma il romanzo di Ostermaier non è fatto di grandi spazi, al contrario si muove nell’ambiente claustrale e claustrofobico della mente come luogo di creazione e perdizione. Un romanzo che scava nell’intimo e che s’illumina di improvvisi lampi poetici, merce sempre più rara in una panorama generale della narrativa chi si limita alla mera registrazione del reale.

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