Piemonte
Roberto Maroni lancia da Venaria il nuovo corso della Lega
Parte da Torino la chiamata a raccolta di Roberto Maroni al popolo leghista. E lo fa al suo debutto piemontese da segretario federale durante la festa padana a Venaria Reale. Due i punti da cui ripartire dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il partito: mandare in pensione alcuni antichi rituali bossiani e puntare su Torino come città ospite degli stati generali del Nord. Un appuntamento che si terrà al Lingotto il 28 e 29 settembre. Dal nuovo numero uno del Carroccio le nuove parole chiave del movimento: meritocrazia, spazio ai giovani e sostegno anche economico alle sezioni sul territorio. “E finito il tempo in cui i soldi venivano spesi per comprare diamanti, ora i finanziamenti verranno distribuiti ai militanti.
“Ripartiamo dal luogo un tempo simbolo della potenza economica di questo paese, uno degli stabilimenti Fiat, ora divenuto specchio della crisi italiana”. Un nuovo corso quello maroniano che punta ad uno scollamento radicale dalla vecchia leadership, che passa attraverso il silenzio sul suo predecessore, mai nominato durante tutto il comizio, e arriva alla messa in discussione dell’alleanza storica con il Pdl. “Il patto con Alfano è l’ultimo dei miei problemi. Ne ho almeno 50 prima. Ad esempio la difesa dei lavoratori schiacciati dal record mondiale di tasse”. Mentre sullo scontro interno, il neosegretario non vuole tornare, ma liquida la vicenda dicendo: “C’è stato un congresso che ha deciso e per me la questione è chiusa”.
E’ proprio la Lega di lotta, evocata da Maroni, quella che piace alla base. Dalla platea infatti gli applausi più convinti sono arrivati al momento dell’ultima stoccata all’attuale premier: “Per noi il governo Monti dovrebbe andare a casa ieri, non domani”. E sulla crisi si è concentrato anche l’intervento del governatore del Piemonte Roberto Cota, sul palco insieme alla neo vice segretaria federale Elena Maccanti, al vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli, ai tanti luogotenenti pimontesi Mario Carossa, Antonello Angeleri, Walter Togni, Stefano Allasia e il padrone di caso Alessandro Benvenuto.
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