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Cronaca

Una fiaccolata per ricordare Gianmatteo Gerlando, il ciclista morto dopo l’incidente al Parco Ruffini

Davide Mazzocco

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Domani alle 22, in Piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio di Torino verranno accese delle candele per ricordare Gianmatteo Gerlando, il ciclista 28enne morto questa mattina dopo essere stato investito ieri pomeriggio da una Fiat Multipla mentre attraversava corso Trapani sulla pista ciclabile. L’organizzazione è spontanea, il tam tam in queste ore sta coinvolgendo sui social network i ciclisti che i muovono quotidianamente sotto la Mole e che partecipano alle varie attività (per esempio il Bike Pride) di una città che ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto fra le metropoli ciclabili europee.

Il caso di Gianmatteo Gerlando fa riflettere proprio perché l’incidente è avvenuto su una pista ciclabile, ovverosia su di un tracciato dove, a livello del tutto teorico, i ciclisti dovrebbero essere maggiormente tutelati. L’attraversamento di corso Trapani in prossimità del PalaRuffini è da sempre luogo pericolosissimo per l’alta velocità degli automobilisti sul viale e per la velocità con la quale vengono effettuate le svolte da chi proviene o da chi si immette su corso Rosselli. Anche nelle piste ciclabili in sede propria (come è quella di corso Rosselli) i problemi di sicurezza permangono in prossimità degli attraversamenti. E poi c’è il gap culturale che separa l’Italia dagli altri paesi europei: un problema di rispetto del codice stradale che riguarda chiunque – motorizzato o no – si muova sulle nostre strade. L’istituzione della Zona 30 sperimentata a Torino nel rettangolo disegnato da corso Siracusa, corso Orbassano, via Guido Reni e corso Sebastopoli ha già fornito dati confortanti con un forte abbassamento dell’incidentalità e dei ferimenti. D’altronde le statistiche parlano chiaro: nelle zone 30 – inventate in Olanda, con la Danimarca il paese più ciclabile d’Europa – gli incidenti si riducono del 40% e i ferimenti del 70%. L’estensione delle Zone 30 permetterebbe di venire incontro alla mobilità a impatto zero (rendendo possibile come accade in molti Paesi d’Europa di andare contromano legalmente e in sicurezza) senza togliere nulla alla mobilità automobilistica che in città ha comunque una media che si aggira intorno ai 20-30 km orari.  Per il bene di tutti, ciclisti e automobilisti sarebbe bene iniziare a pensarci.

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