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Iren, è giallo sulla vendita della sede di via Bertola

Erica Gardella

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Iren è la società multiservizi di fornitura di energia elettrica , acqua e gas nata dalla fusione delle municipalizzate di Torino, Genova, Parma, Raggio Emilia e Piacenza ed è controllata dalla holding Fsu (Finanziaria sviluppo utilities)  di proprietà degli stessi Comuni. Nei giorni scorsi la società ha venduto la sua sede di via Bartoli a Torino a Reale Mutua per una cifra attorno ai 20 milioni di Euro. La ragione di questa vendita è la necessità di risanare il bilancio societario, che è in rosso di circa 3 miliardi di Euro.

In molti si sono domandati come un S.p.a. di fornitura di energia che con un giro di affari della sua portata e con la liquidità della quale dispone ricevendo i pagamenti delle bollette mensilmente, possa ritrovarsi con un buco di bilancio di questa entità, soprattutto considerando che nel 2010 il suo fatturato è stato di 6, 79 miliardi, sceso nel 2011 a 3,8 miliardi. La riposta a questa domanda ha fatto sorgere molti dubbi  circa la solidità dei Comuni che la controllano.

Certamente una parte dal deficit della società è dato da una pessima gestione di Fsu degli investimenti negli ultimi anni, tanto che il sindaco di Genova, Marco Doria, ha già annunciato che verranno sostituiti i rappresentanti del capoluogo ligure nel Cda di Fsu. Tra questi investimenti compaiono anche quelli per la costruzione della nuova centrale di cogenerazione di Torino Nord e il debito per il rigassificatore di Livorno ereditato dalla municipalizzata di Genova .

Però un’altra parte di colpe sono certamente da imputare direttamente ai Comuni stessi, primo fra tutti proprio Torino, che ha un debito con Iren per forniture non pagate di circa 200 milioni di Euro. Questa situazione fa pensare anche alla possibilità che i comuni stessi, in primis Torino, possano seguire le sorti di Alessandria per i problemi di bilancio dati dal gran numero di debiti che hanno accumulando negli ultimi anni.

La vendita non è neppure chiara per altri aspetti: la vendita è avvenuta ad un prezzo decisamente molto basso, la congiuntura del settore immobiliare del resto costringe a rivedere i prezzi degli immobili; i proventi della  vendita verranno ben presto restituiti al mittente sotto forma di affitti per qui medesimi locali nel giro di qualche anno. Ci si domanda quindi come si possa sperare che operazioni di questo genere possano risolver la situazione .

L’ultimo aspetto che lascia perplessi in questa vicenda, come sottolineato dal  Il Fatto Quotidiano,è il ruolo nel notaio Angelo Chianale, che ha redatto l’atto di vendita e dunque si è fatto pagare la parcella da professionista, pare anche piuttosto onerosa. Nulla di strano se lo stesso Chianale non fosse il presidente della partecipata comunale Fsu. Una posizione a dir poco discutile che ha insospettito il Comune di Torino che ora desidera vederci chiaro sul piano di rientro della società, sulla fondatezza della vendita di via Bertola e soprattutto sul rapporto tra Reale Mutua (che come parte acquirente a scelto il notaio) e Chianale, tra i quali certamente intercorre un rapporto di amicizia che forse è scaturito in un rapporto d’affari non troppo trasparente.

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