Alessandria
Anche in Piemonte il caporalato e lo sfruttamento gravissimo nella raccolta della frutta in provincia di Alessandria
44 persone, lavoratori e lavoratrici provenienti dal nord Africa, sono state trovate dalle forze dell’ordine in una cascina vicino a Castelnuovo Scrivia, dove lavoravano in un’azienda agricola in condizioni di vera e propria schiavitù. La Flai Cgil nazionale ha denunciato la vicenda. I lavoratori erano impiegati per la raccolta di frutti e ortaggi per 12 anche 13 ore al giorno, per un compenso di 320 euro, che tuttavia i lavoratori non hanno nemmeno mai avuto, poiché veniva loro corrisposto un acconto di qualche euro. Quando le forze dell’ordine hanno trovato i lavoratori si è presentata davanti ai loro occhi una scena di vera emergenza: “Persone in condizioni di mal nutrimento, di affaticamento estremo, debilitate e quindi da soccorrere tempestivamente”.
Ora la loro attività è stata sospesa, ma i lavoratori non mollano
Restano accampati davanti all’azienda per la quale lavoravano, la Lazzaro di Castelnuovo, i braccianti in “rivolta”, in attesa che la situazione si risolva, in qualche modo. Se l’attività dovesse riprendere, i 40 lavoratori di nazionalità marocchina scesi in sciopero, vorrebbero poter continare a lavorare. “Si sono fermati per fame, non per chiedere soldi o diritti. Erano senza cibo e tre i loro sono anche stati ricoverati in ospedale”, ha dettoSilvana Tiberti, segretario provinciale Cgil. Il sindacato li sta assistendo dal punto di vista legale, sia sotto il profilo della normativa sull’immigrazione, sia sotto quello contributivo. “Nessuno è clandestino, qualcuno è un lavoratore irregolare. Abbiamo raccolto le loro testimonianze, che saranno verificate. Molti lavorano per quell’azienda da diversi anni. Dai Cud risultano paghe da 150 ai 2500 euro aunnui, per sei o nove mesi di lavoro, con ritmi da 300 ore di lavoro al mese. Purtroppo siamo venuti a conoscenza della situazione quando era ormai già tardi ed era già tutto successo. Sarebbe importante, invece, poter intervenire prima, in accordo con le associazioni dei datori. Temiamo che il caso della cascina Lazzaro non sia isolato ma ai sindacati non è data la possibilità di entrare nelle aziende”.
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