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Economia

Il CSI Piemonte verso la privatizzazione tra le proteste dei dipendenti e dell’opposizione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Cresce la preoccupazione dei dipendenti del CSI Piemonte dopo il trasferimento, in commissione redigente, dell’esame del provvedimento di riforma del Csi (tecnicamente il DDL 262: Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell’Information and Communication Technology) che potrebbe preludere alla blindatura del provvedimento nel momento in cui sarà presentato in Consiglio Regionale. Si parla in maniera esplicita di commissariamento con delle successive fasi di svuotamento, privatizzazione e parcellizzazione del CSI attuale.
I lavoratori del CSI dal loro blog scrivono

A parità di servizi erogati, per gestire in modo unitario un sistema informativo non sembra più economico, né più efficace, ricorrere a società diverse rispetto ad un’unica società in-house. I lavoratori del CSI Piemonte sono dubbiosi sulle ricadute che questo Disegno di Legge genererà, in materia di armonizzazione e integrazione dei sistemi informativi, gestiti da S.P.A.diverse.
La UE pare decisa a rilanciare il ruolo delle società in-house: è in discussione al Consiglio europeo, e sarà approvata all’inizio del 2103, una direttiva UE che obbligherà le amministrazioni pubbliche ad affidare alle in-house il 90% dei loro servizi e di quelli delle loro partecipate e controllate. Secondo questa direttiva, una società è considerata in-house SOLO se al 100% pubblica.
Recentemente il deputato della Lega Nord, Volpi, ha parlato delle società in-house della PA come di una fonte di risparmio per il settore pubblico e di uno strumento efficace per la governance dell’ICT locale. Viene citato esplicitamente il CSI Piemonte come esempio virtuoso di in-house.
Il Piano per la Crescita, elaborato in questi giorni dal governo, prevede la creazione dell’Ente per l’Italia Digitale, atto che pare in controtendenza con il Disegno di Legge presentato, dal momento che unifica in un unico soggetto pubblico le competenze e responsabilità per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Secondo il piano triennale dell’ICT regionale approvato l’anno scorso, le commesse ICT della Sanità dovrebbero essere assegnate al CSI Piemonte. Non si conoscono ulteriori sviluppi rispetto a questo piano. Lavoratrici e lavoratori si chiedono se sia ancora valido, considerando che la consorziata ASL3 procede in questi giorni con l’iter di aggiudicazione di una gara per il suo sistema informativo.
Il Disegno di Legge, per essere attuato, avrà bisogno di una copertura finanziaria. Non si riesce ad individuare nel testo con quale denaro si finanzierà la legge.
A che livello si fermerà la partecipazione dei privati nelle varie società previste dalla legge 262? Esse rappresenteranno una minoranza del capitale complessivo, come dichiarato dall’Assessore Giordano, oppure no?
I lavoratori del CSI. Piemonte sono molto preoccupati riguardo al mantenimento delle professionalità e dei livelli occupazionali che deriveranno dall’applicazione di questo Disegno di Legge. La vendita a privati di rami d’azienda si è sempre risolta, in passato, in riduzione del numero dei dipendenti e della loro professionalità.

Anche l’opposizione è irrequieta

Per Monica Cerutti di Sel

Oggi è stata votata la commissione redigente del disegno di legge sulla riorganizzazione del CSI-Piemonte.
Crediamo sia un errore perché in questo modo non solo non ci sarà l’opportunità per un confronto pubblico in aula, ma anche perché l’urgenza dichiarata nell’approvazione del  disegno di legge avviene senza le linee guida date da un piano industriale, ad oggi ancora inesistente.
In più continua la caricatura del dibattito in corso: da una parte i conservatori dello status quo e dall’altro gli innovatori. Peccato che si tratti di un’innovazione senza fondamenti: cambiare tanto per cambiare. Vorremmo sì un cambiamento, ma con delle linee di indirizzo.
L’unica certezza ad oggi è invece lo spezzatino: una testa pubblica e una o più società in cui si aspetta l’intervento di soci privati, che potranno essere attratti dalle commesse sul sistema informativo sanitario.
Si scardina così un modello innovativo di un’azienda per cui oggi è stato tra l’altro evocata la possibilità di commissariamento. Denunciamo l’assenza di trasparenza su questa possibile scelta e ci prepariamo a sostenere un duro scontro in commissione per difendere l’informatica pubblica piemontese ed il futuro dei suoi lavoratori.

Secondo Eleonora Artesio, capogruppo regionale della Federazione della Sinistra.:

“Il Consiglio regionale ha assegnato la sede redigente, ovvero ha assorbito in Commissione, al ddl di Giunta sul CSI. La decisione risponde a una esigenza politica e non risolve alcuno degli aspetti di sviluppo e di tenuta economica del Consorzio. Mentre gli indirizzi della legislazione europea e nazionale promuovono la dematerializzazione degli atti amministrativi e invitano a favorire l’accesso informatico ai servizi pubblici, quindi le Amministrazioni avrebbero l’interesse a utilizzare organizzazioni proprie e fidelizzate agli obiettivi pubblici; la Regione Piemonte che aveva avuto il merito di promuovere con la provincia e il Comune di Torino un Consorzio informatico pubblico ora vuole destrutturarlo verso sistemi partecipati dal privato”. “Questa trasformazione è proposta senza alcuna dimostrazione preventiva dei risultati che si vorrebbero raggiungere. E’ imposta agli altri soci pubblici sulla base di una relazione di potere anziché sulla collaborazione rispetto alle vocazioni e alle disponibilità degli Enti sul sistema ICT. E’ annunciata senza alcuna previsione di impiego delle risorse professionali su cui si fonda il CSI. E’ perseguita senza una programmazione economica che permetta di valutare la continuità e la crescita che a parole vorrebbero mantenere; anzi l’incertezza nel trasferimento delle risorse non solo produce incertezza tra i dipendenti, ma frena persino i progetti avviati”.

Davide Bono, capogruppo in Consiglio Regionale del MoVimento 5 Stelle, dichiara

“Voglio rimarcare un principio che ritengo pericoloso per la prosecuzione dei lavori di questa Giunta e cioè l’utilizzo smodato della discussione in fase redigente dei disegni di legge. Si evita il luogo fondamentale del confronto politico, l’Aula, laddove solo è possibile vedere come lavorano i Consiglieri eletti dai cittadini. Se questa maggioranza intende ricorrere a questo strumento regolamentare di norma, siamo pronti ad opporci duramente in Commissione Regolamento, insieme alla richiesta dell’apertura e delle video-riprese delle Commissioni. La proposta del ddl, cioè lo smembramento e la privatizzazione del Csi, prosegue nella logica assurda della svendita del patrimonio pubblico del paese, iniziata nei primi anni ’90 con Prodi. Incassare pochi maledetti soldi subito e poi pagarne gli interessi in futuro. Tutto per colpa dei partiti che hanno riempito di amici e “politici trombati” le aziende pubbliche, appesantendole e ritardando i pagamenti al limite della bancarotta. Per questo crediamo che le aziende pubbliche debbano essere gestite dai cittadini direttamente e non più con il tramite corruttore dei partiti, istituzioni fallite e fallimentari. Se andrà in porto il ddl sul Csi, pagheremo da subito i costi del ritardato sviluppo dell’ICT nella nostra Regione. Con in più, come da voci, un Commissario bancario ad hoc per recuperare i crediti non pagati. E anche questa volta, pagheranno i cittadini, con nuovi disoccupati senza un futuro”.

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