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Cultura

“La democrazia è sempre lotta per la democrazia”. Parola di Flores d’Arcais

Davide Mazzocco

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Piccoli di formato ma ricchi di contenuti i punti esclamativi della torinese Add si sono fatti largo nel mare magnum del panorama editoriale nazionale con saggi puntuali come un orologio svizzero nel coincidere con il dibattito culturale, politico e sociale. Talvolta il fiuto della casa editrice del trio Agnelli-Dalai-Dileo (con il lungimirante editor Stefano Delprete in redazione) i tempi addirittura li anticipa, come ha ampiamente dimostrato lo straordinario successo di Indignatevi! di Stéphane Hessel, uscito qualche settimana prima che in Spagna esplodesse il movimento degli Indignados.

Anche Democrazia! di Paolo Flores d’Arcais, presentato in anteprima durante il Salone Internazionale del Libro sembra arrivare in libreria al momento giusto, proprio ora che le amministrative si sono concluse con verdetti contrastanti, senza un partito capace di stagliarsi sopra gli altri e con un movimento in irresistibile ascesa, quello dei grillini, che ha fatto della partecipazione dei cittadini il proprio cavallo di battaglia. Il libro del filosofo friulano si apre e si chiude su di un assunto: “La democrazia si regge sulla lotta per la democrazia”. L’imperativo del titolo è, per Flores d’Arcais, un invito alla cittadinanza, a farsi partecipi dei processi democratici visto che ogni forma di delega a terzi ha dimostrato, specialmente negli ultimi decenni, di essere inquinata da un’unica volontà: quella autoconservativa di chi detiene il potere. È, quella di molti paesi democratici, la “democrazia senza democrazia” di cui parlava Massimo Salvadori in un interessante saggio edito da Laterza qualche anno fa. La vera democrazia è quella che – kantianamente – guarda agli altri come “fine e non come mezzo”, non quella che contiene politiche tese al mantenimento del consenso elettorale ed economie finalizzate alla massimizzazione verticistica dei profitti. Democrazia! esplora, dunque, quelle che sono le antinomie della democrazia, le sue derive patologiche che vanno controllate tramite gli unici poteri in grado di garantirla: quello giudiziario (poiché, “la legalità può e deve essere il potere dei senza potere”), quello dell’informazione e quello dell’elettorato. Ma il problema della democrazia è che la maggioranza può essere pilotata in modi più o meno raffinati.

Flores d’Arcais si spinge sino al paradosso: “D’altronde perché ogni testa valga uno, il cittadino deve essere astratto, come astratta e generale deve essere la legge. La logica lo costringe: ‘proporresti la norma x se non sapessi quale sarà la tua collocazione nella società?’, se fossi tu l’operaio licenziabile, la vittima della creatività finanziaria ad alta tossicità, il malato terminale impotente a far cessare la propria inenarrabile sofferenza?”. Paradosso che nell’era del conflitto d’interessi è purtroppo realtà, in tutti i gangli della società.

La democrazia è imperfetta e, molte volte, la Storia ha dimostrato i suoi errori. Quale paese può dirsi veramente democratico ora che “Goldman Sachs ha più sovranità di ogni Stato di medie dimensioni?”. Un quesito più che lecito ora che “la democrazia ha cancellato i confini solo per i diritti delle merci e dei profitti, non per quelli degli esseri umani (o dell’ambiente, cioè di tutti i sapiens di domani), universali solo nella favola, e che anzi vengono sempre più ristretti e calpestati in nome del vitello d’oro dei dividendi”.

La soluzione a questi tempi oscuri? Cercare, ogni giorno, come singoli, il modo per “mettere il nostro granello nell’oscillazione della clessidra dei rapporti di forza” facendo così in modo di non lasciare “campo libero ai prepotenti di establishment”. Dunque continuare a lottare perché la democrazia è, tout court, lotta per la democrazia.

 

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