Cultura
A Cinemambiente occhi puntati sul concorso documentari. La fotogallery dei film
La quindicesima edizione di Cinemambiente apre giovedì 31 maggio con Chasing Ice di Jeff Orlowsky, documentario che ripercorre l’esperimento fotografico di James Balog, e mostra visivamente gli effetti del riscaldamento sui ghiacciai. Con questa proiezione si apre il Concorso internazionale documentari che da quindici anni rappresenta la più importante sezione del festival diretto da Gaetano Capizzi. Un tema analogo è affrontato anche da The Hungry Tide di Tom Zubrycki, che mostra ciò che sta avvenendo nelle isole Kiribati, uno Stato dell’Oceania, che potrebbe essere la prima nazione a scomparire a causa dell’innalzamento del livello marino causato dai cambiamenti climatici.
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Il Concorso, composto da undici documentari in anteprima italiana provenienti da tutto il mondo, approfondisce il tema dell’inquinamento ambientale declinandolo in modo da rappresentarne le numerose facce: The City Dark di Ian Cheney racconta l’inquinamento luminoso a New York, e in generale del rapporto assente tra le persone che vivono nelle grandi città e il cielo di notte, rischiarato a tal punto dall’illuminazione metropolitana da non mostrare neppure le sue stelle. In Energieland la regista Johanna Ickert documenta l’esperienza di una compagnia elettrica in Germania che ha sviluppato un programma per catturare e sotterrare le emissioni di anidride carbonica. Si parla di rifiuti tossici anche nell’ultimo lavoro di Gianfranco Pannone, Scorie in libertà: siamo in Italia e si racconta della vicenda della centrale nucleare di Latina. Con Silent Snow di Jan van den Berg si compie un viaggio in Groenlandia, dove gli effetti dell’inquinamento atmosferico, minaccia silenziosa e invisibile, sono tragicamente più evidenti. The Big Fix di Josh Tickell e Rebecca Tickell riprende il tema dell’inquinamento dei mari, trattando in particolare della tragedia del Golfo del Messico e della fuoriuscita di petrolio della BP. I registi, il cui film è stato prodotto da Peter Fonda e Tim Robbins, partono da questa drammatica vicenda per analizzare come avviene in realtà il commercio del petrolio.
Le riflessioni sull’attuale sistema di approvvigionamento dell’energia proseguono con Retour sur Terre di Pierre Lacourt in cui il regista decide di trascorrere un periodo della propria vita presso una stazione di benzina, dove incontra studiosi, economisti e scienziati, così come lavoratori, consumatori, cittadini, con i quali discute del ruolo centrale dell’oro nero nel settore energetico. Surviving Progress di Mathieu Roy e Harold Crooks raccoglie numerose autorevoli opinioni di economisti, scrittori e scienziati che si interrogano sul concetto di progresso in un mondo in cui l’accumulazione e la continua ed esponenziale crescita della produzione non sembra essere l’unica strada possibile, e neppure la migliore.
Nel 2012 non potevano mancare film che riprendessero le lotte ambientaliste sempre più numerose e frequenti in tutte le parti del mondo: sono cittadini che si battono contro opere ritenute dannose per l’ecosistema, o per proporre stili di vita più sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e umano. In Estonia un gruppo di giovani tenta di riorganizzare il proprio quartiere sulle basi di un nuovo paradigma con al centro una maggiore sostenibilità ambientale, esperienza raccontata da The New World di Jaan Tootsen. Mentre Just Do It di Emily James esplora con metodo etnografico la vita all’interno dei cosiddetti climat camp, campeggi autorganizzati sempre più frequenti in diversi Paesi d’Europa, dai quali prendono vita azioni di protesta ispirate alla non violenza e all’environmental activism.
Info: www.cinemambiente.it
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