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La riforma sanitaria di Cota e Monferrino bocciata dal Consiglio dei Ministri

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la riforma della Sanità approvata alla fine di febbraio dal Consiglio regionale del Piemonte. E’ stato il ministro per gli affari regionali Piero Gnudi a istruire il provvedimento in quanto contenente una disposizione normativa priva di copertura finanziaria. La normativa che non convince il Governo riguarda l’articolo 2 della riforma che prevede incentivi per la gestione associata dei servizi assistenziali da parte dei Comuni. La riforma del sistema sanitario prevede,, una nuova organizzazione del sistema sanitario regionale incentrato sulla nascita di sei federazioni che coordinano le Asl di tutta il Piemonte che hanno l’obiettivo di centralizzare gli acquisti in materia farmaceutica e di razionalizzare le spese.

Venerdì scorso, subito dopo l’approvazione del bilancio regionale, Cota, Monferino e l’assessore al Bilancio, Giovanna Quaglia, avevano incontrato a Roma il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il super commissario per la revisione delle spese, Enrico Bondi per fare il punto e discutere del piano di rientro dal debito sanitario e della riforma dei trasporti.

Il  Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota  e l’assessore alla SanitàPaolo Monferino non drammatizzano: “Si tratta di una piccola cosa, che non riguarda il modello: l’impugnativa è frutto semplicemente di superficialità, perché la caratteristica delle Federazioni è proprio di non richiedere una copertura finanziaria, perché  si utilizzano tutte le strutture e il personale già esistenti, senza creare nuovi costi. Per quanto riguarda gli stipendi degli amministratori delle Federazioni questi sono pareggiati dal risparmio che deriva dall’accorpamento di tre aziende sanitarie in un’unica azienda e dei relativi stipendi. Siamo certi che l’impugnativa verrà tolta al più presto, rimediando così ad un evidente inciampo “.

Diversa la posizione di Eleonora Artesio, capogruppo regionale della Federazione della Sinistra:  “Non più tardi della scorsa settimana il presidente Cota, al ritorno da un incontro romano sulla situazione finanziaria della Regione riferiva che per l’ambito delle competenze sanitarie il modello piemontese aveva ricevuto l’apprezzamento dei ministeri e forse avrebbe fatto scuola in Italia, né “poteva essere altrimenti data la statura dell’assessore regionale alla Sanità Monferino”. Con chi ha parlato a Roma il presidente Cota? Quali sono gli uffici ministeriali che, ancora non folgorati dalla statura dell’assessore alla Sanità, hanno avuto l’ardire di segnalare al Consiglio dei Ministri ciò che le opposizioni inutilmente (stante la sordità della maggioranza e della Giunta) hanno evidenziato per tutta la discussione del piano socio-sanitario? Ovvero: il Piemonte pratica tagli lineari su servizi e personale negli ospedali e nelle strutture socio-sanitarie, poi si permette il lusso di reclutare amministratori delegati che nell’immediato  producono una spesa certa e, forse nel medio periodo, un risparmio da verificare”

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