Cultura
Diario del Salone del Libro: 2° giorno
La domanda sorge spontanea da anni: perché, al Salone del Libro, andare ad affollare gli stand delle grandi case editrici i cui volumi (a pile) si possono trovare sui banconi di ogni store, megastore e iperstore? Perché, invece, non usare i cinque giorni del Salone per andare alla ricerca dei gioielli della piccola editoria per la quale, spesso, è già un successo arrivare in libreria? È la logica della grande distribuzione applicata al libro. Ma a Quotidiano Piemontese piace andare a scovare i giovani talenti, le realtà emergenti dell’editoria cartacea e non. Ed è soprattutto questo che continueremo a fare nel nostro Diario.
Nuovi Editori Indipendenti. Leggi l’articolo
Add. Due anni di vita ma una crescita vorticosa che sembra inarrestabile per Add creatura di Andrea Agnelli, Michele Dalai e Davide Di Leo. È da poco uscito Alla fine della fiera con cui Federico Ferrero ha rivisitato con alcuni dei suoi protagonisti gli eventi di Tangentopoli. Le novità del Salone, invece, sono Democrazia! di Paolo Flores d’Arcais e Un giorno sarai grande del Premio Nobel per la pace Ellen Johnson Sirleaf. E attenzione perché al giro di boa fra il primo e il secondo turno delle amministrative, gli “elettori” sono chiamati a votare Il Presidente della Repubblica della Cultura: nella prima giornata ha vinto Umberto Eco.
Giovanni Tizian. Leggi l’articolo
Tabucchi. Mentre Feltrinelli fa uscire in un unico volume Requiem, Sostiene Pereira e La testa perduta di Damasceno Monteiro, Andrea Bajani e Norman Manea hanno ricordato con i ragazzi delle scuole, nell’arena Bookstock, il grandissimo Antonio Tabucchi, scomparso lo scorso 25 marzo a Lisbona. Doveroso.
Transeuropa. La casa editrice di Massa Carrara che una ventina d’anni fa lanciò Enrico Brizzi ha da poco inaugurato una collana di reportage. Su tutti si segnala Diario dall’Afghanistan del borgomanerese Ettore Mo, uno dei più famosi reporter di guerra italiani che ha compiuto da poco 80 anni.
Segreti della Cia. Maurizio Molinari, inviato negli States de La Stampa, ha indagato sui misteri del ’78 italiano grazie ai documenti resi disponibili al pubblico dalla Cia. Scoprendo cose molto interessanti: per esempio che al di là dell’opposizione di facciata al compromesso storico da parte del Governo di Carter, dietro le quinte la Cia lavorava alacremente sul territorio incontrando numerosi funzionari del Pci e vedendo in Bettino Craxi il garante della sfida all’avvicinamento fra la Dc morotea e il partito guidato da Berlinguer. Nel libro Governo ombra (Rizzoli) sono tanti i documenti riservati che aiutano a fare luce su quegli anni oscuri. E che riguardano persino l’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ottenne un visto per gli Stati Uniti nonostante fosse vietato l’accesso ai tesserati al partito comunista: si mosse l’allora ministro dell’Istruzione Mario Pedini per ostacolare il viaggio di quello che era ritenuto l’interlocutore sbagliato dalla Dc dialogante con Berlinguer. Informato sui documenti Napolitano ha ironizzato: “Ma anche le Dc erano due: c’era quella che non voleva che io partissi e una seconda che lo voleva. Alla fine ha vinto la seconda”.
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