Asti
“Se sei un uomo devi sfidare il detenuto uno contro uno”: storie dal carcere di Asti
Il Corriere della Sera sta raccontando con una serie di inchieste di Antonio Crispino la situazione delle carceri italiane, tra sovraffollamento e violenze tra agenti e detenuti. Giovedì 3 marzo il viaggio del giornalista ha fatto tappa ad Asti, dove le intercettazioni utilizzate in un processo hanno messo in luce una situazione insostenibile per i carcerati, con pestaggi sistematici da parte delle guardie.
E’ ad Asti che capiamo bene cosa davvero può succedere in un carcere. Le intercettazioni di un processo descrivono cinque guardie dedite quotidianamente al pestaggio. Ma la scoperta avviene per caso. Gli inquirenti se ne accorgono seguendo il filone della droga che gira in quel carcere. Troppa. Tanti detenuti, anche non tossicodipendenti, risultato positivi ai test durante le visite mediche. Sono gli agenti che la portano, insieme con i superalcolici ed altro. Si scopre uno strano scambio di favori tra guardie e detenuti che consigliano dove comprare la cocaina. Da qui vengono fuori pestaggi gratuiti, ingiustificati, coperti dall’omertà degli altri agenti, il digiuno forzato (fin anche una settimana) e poi le celle. Quelle di isolamento. «Le chiamavamo una estiva e l’altra invernale» racconta Andrea Fruncillo, una ex guardia penitenziaria cacciata dal corpo per favoreggiamento ai detenuti e altri reati.
Lui era tra quelli che assistevano ai pestaggi, per non dissociarsi girava la faccia dall’altra parte. «Nella invernale li portavamo quando faceva freddo perché alle finestre non c’erano i vetri. In quella estiva quando era troppo caldo. La finestra c’era ma era sigillata con una lamiera e solo due buchi per far passare l’aria». I particolari che racconta sono agghiaccianti. Tutti riscontrati nel processo di primo grado conclusosi a fine gennaio scorso. «Tutti assolti» scrive il giudice. Secondo il magistrato i comportamenti delle guardie configurerebbero il reato di tortura e in Italia sono anni che si tenta di introdurlo nel nostro ordinamento. L’udienza di appello è stata fissata il 21 maggio prossimo. «Prima che un’altra sentenza di Stato racconti una verità di carta – dice Fruncillo – voglio che la gente sappia cosa avviene in quel carcere e penso in tanti altri posti. Sono stanco di vedere davanti agli occhi gente pestata. Vivo con il rimorso di non aver denunciato prima. E’ ora che se ne parli e si inizi a parlare di questo strazio».
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