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Economia

De Tomaso: si scava nel passato dei cinesi. Da Roma arriva l’ok per la cassa integrazione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Arriva la cassa integrazione per i 900 lavoratori piemontesi (e i 140 livornesi) della De Tomaso. L’accordo è stato firmato mercoledì pomeriggio al ministero del Lavoro, a Roma. Lo rendono noto i sindacati. Nel frattempo si rincorrono le voci sulla non brillantissima fedina penale di Qiu Kunjan, fino a qualche giorno fa titolare della Hotyork Investment Group di Hong Kong, ovvero la società che avrebbe dovuto acquistare la De Tomaso dalla famiglia Rossignolo.

“In merito alle informazioni diffuse sulla società Hotyork Investment e sul suo legale rappresentante”, l’azienda di Grugliasco comunica “che tutte le verifiche necessarie sono state e saranno intraprese per garantire la massima trasparenza nell’operazione”. Da alcune settimane i Rossignolo parlano infatti con tale Michael Chen, che con­trolla la quota di maggioran­za della società dopo la fuoriuscita di Kunjan. “Restiamo confidenti – si legge in una nota – nella possibilità di risolvere positivamente la difficile condizione. L’obiettivo della società resta quello di portare avanti questa iniziativa imprenditoriale tutelando gli interessi dei lavoratori, con la ferma speranza che il sogno non diventi un incubo. Siamo consapevoli – prosegue la nota della De Tomaso – del fatto che il tempo a disposizione sia limitato e, del resto, abbiamo intrapreso e sostenuto ogni sforzo necessario affinché la crisi aziendale possa tradursi in un’occasione di rilancio il prima possibile”.

Ma quali sono le voci sul conto del cinquantunenne imprenditore cinese, fino a poco tempo fa diretto interlocutore della famiglia Rossignolo? La descrizione di Christian Benna (Lo Spiffero):

“Maschio, nato il 30 luglio 1961, nazionalità Han, residente a Fujian, cultura universitaria, presidente di Hong Kong Xin Lang Shipping Investments Limited, con sede a Xiang West Road, Xiamen City, Juxiang Plaza, Edificio A, 1402 Housin”: questa è la descrizione sommaria  che nel 28 dicembre 2005 la procura di Haikou (isola di Hainan) fa di Qiu Kunjan. Prima di condannarlo, con sentenza definitiva,  a un anno e due mesi, e una multa di 20 mila yuan, per aver infranto l’articolo 189 del codice di procedura penale.

[…] Qiu Kunjan, prima di scoprirsi imprenditore dell’automotive, operava nel ramo delle false garanzie per ottenere prestiti e finanziamenti. Per farlo, lui e i suoi soci, confezionavano aziende-guscio, proprio come la Hotyork, scatole cinesi a volontà, corrompevano funzionari di banca, creavano partite di giro per riempirsi le tasche: l’ultima volta ci ha provato con le navi (di fantasia) con la Xin Lang Shippung Investmentes. È andata male. Ma poteva andare peggio: un anno e due mesi di reclusione. Qiu Kunjan, dopo aver fatto ricorso (respinto) contro il verdetto, è tornato libero nel 2007.

 

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