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Cultura

Romanzo di una strage: il film su Piazza Fontana e la genesi degli Anni di piombo

Davide Mazzocco

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Nei minuti che precedono l’anteprima torinese di Romanzo di una strage Marco Tullio Giordana ironizza sulla sua sovraesposizione torinese degli ultimi giorni: “Visto che in questi giorni va in scena al Teatro Carignano la trilogia di The Coast of Utopia e oggi sono qui per il film chiedo se ci sia, per caso, un imbalsamatore in sala in modo da poter donare il mio corpo al Museo del Cinema”. Giordana ama Torino tanto da ventilare l’ipotesi, lui milanese, di trasferircisi in futuro. Qui ha girato La meglio gioventù e Sanguepazzo e torinese è anche Roberto Forza il direttore della fotografia che nelle sequenze in interni “si sostituisce al buon Dio”. Ed è proprio a Torino – trasformata in Milano con un Duomo ricostruito digitalmente – che è stata girata la scena iniziale di Romanzo di una strage il film, in sala da venerdì 30 marzo, che racconta la genesi degli Anni di piombo e della strategia della tensione, quell’autunno caldo di proteste culminato con la bomba del 12 dicembre a Piazza Fontana e con la misteriosa morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Una storia che andrà ben oltre l’uccisione del commissario Calabresi del 17 maggio 1972 allungando le sue mani per oltre trent’anni, senza l’identificazione dei veri responsabili.

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Giordana non è nuovo nell’addentarsi nella cronaca del nostro paese. Sono suoi gli splendidi racconti dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini (Pasolini, un delitto italiano), dell’eroica resistenza di Peppino Impastato (I cento passi), della parabola degli attori fascisti Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (Sanguepazzo) ed è suo l’affresco familiare capace di raccontare, senza retorica, quarant’anni di storia nazionale (La meglio gioventù). Se c’era un regista, dunque, che poteva raccontare la storia di piazza Fontana, questo era proprio Giordana che, al momento dello scoppio della bomba, si trovava a 200 metri dalla Banca dell’Agricoltura: “Arrivai sul posto e ricordo l’impermeabile bianco di Calabresi” ha detto ieri sera. Accompagnato, ancora una volta, dagli impareggiabili sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli, Giordana ha deciso di superare la rimozione di quell’evento e di prenderlo di petto.

Il risultato è sontuoso. Come nei suoi lavori precedenti Giordana si conferma un magnifico direttore di attori. Non è un caso che nel già citato spettacolo The Coast of Utopia si muovano sul palcoscenico 31 personaggi, perché proprio dagli attori, dalla solidità del testo e dall’ottimo lavoro sulla luce di Roberto Forza il regista milanese riesce a raccontare la storia con tocco autoriale. I film di Giordana si riconoscono al primo sguardo. In Romanzo di una strage scorrono sullo schermo almeno una buona metà dei migliori attori italiani. Se Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli) non fa che confermare il suo straordinario talento nel lavorare sulla caratterizzazione gestuale e linguistica (notata in tempi recenti ne L’industriale di Giuliano Montaldo e in Acab di Stefano Sollima), Valerio Mastrandrea (Luigi Calabresi) mostra il suo lato meno noto, quello di attore drammatico capace di lavorare in sottrazione (come nel sottovalutato L’orizzonte degli eventi di Daniele Vicari). A rafforzare questi due eccellenti protagonisti tanti volti straordinariamente coesi in un affresco la cui compattezza e concertazione ricordano i film-inchiesta di Oliver Stone: pensiamo soprattutto a Fabrizio Gifuni (Aldo Moro), Giorgio Colangeli (Federico Umberto D’Amato), Michela Cescon (Licia Pinelli), Luigi Lo Cascio (Giudice Ugo Paolillo), Omero Antonutti (presidente Giuseppe Saragat), Thomas Trabacchi (Marco Nozza). Nel cast compaiono anche Laura Chiatti (Gemma Calabresi) e con due piccoli cameo Francesco Salvi (Cornelio Rolandi) e Luca Zingaretti (Medico Tribunale).

Un film assolutamente imperdibile che non mancherà di suscitare polemiche come spesso accade nel nostro paese ancor prima che il film sia visibile in sala. Ne è una prova la lettera a aperta inviata ieri da Adriano Sofri a Fabio Fazio sulle pagine de Il Foglio.

 

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