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Alessandria

Ferrovie in fiamme, si fa presto a dire NoTav

Davide Mazzocco

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Sul sito de La Stampa la notizia tre gradini sotto l’apertura titola Milano, sabotati i treni dei pendolari. La firma “No Tav” sugli incendi. Sul sito di Repubblica bisogna scendere un po’ di più nella gerarchia delle notizie e il titolo è decisamente più cauto: Incendio doloso a Milano, treni in ritardo Scritta No Tav sulla centralina bruciata. Quattro roghi avvenuti questa notte agli impianti elettrici della linea fra Rogoredo e Lambrate hanno messo in scacco il sistema ferroviario dell’hinterland milanese creando forti rallentamenti per i treni in arrivo dall’Emilia Romagna, dalla Liguria e dall’Alessandrino. I treni dei pendolari maggiormente penalizzati sono stati quelli provenienti da Milano e Genova. L’intervento dei Vigili del fuoco e dei tecnici Rfi ha permesso un veloce ripristino della linea e un contenimento dei disagi, anche se qualche treno è stato cancellato.

Contemporaneamente alla notizia degli incendi dolosi si è innescata l’equazione: attentato ferroviario uguale No Tav. Anche perché sulla centralina ci sarebbe una “firma” No Tav. Questa è la pista più semplice, la più rumorosa. Ma non sarebbe paradossale che i No Tav creassero disagi ai pendolari che sarebbero, insieme ai Valsusini, i cittadini maggiormente penalizzati dai lavori del tunnel fra Italia e Francia? Negli anni dei lavori dell’Alta Velocità Torino-Milano il 95% dei trasferimenti finanziari alla Regione Piemonte per il trasporto ferroviario sono stati erogati a beneficio della Tav, il restante 5% ai restanti treni. In quegli anni sono cominciati i problemi del pendolarismo con ritardi e disservizi che i viaggiatori hanno scontato sulla loro pelle tutti i giorni.

Da anni ci sono due fronti: quello dei Valsusini che affermano l’inutilità e la dannosità dell’opera supportati da numeri e statistiche e quello dei pendolari che si organizzano in comitati e cercano soluzioni ai ritardi cronici e ai disservizi. Entrambi i disagi (uno per il momento potenziale, l’altro cronico da anni) sono originati dall’univocità degli investimenti della dirigenza del sistema ferroviario nazionale ma, stranamente, fra le due proteste non c’è stata quasi mai osmosi. Difficile trovare un fronte comune fra le rivendicazioni degli uni e degli altri ma sarebbe davvero strano e autolesionista se i No Tav volessero creare disagi ai loro principali compagni di sventura.

 

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