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Elsa Fornero, da prima della classe a ministro

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Wikipedianamente chiamasi destino “l’insieme di tutti gli eventi inevitabili che accadono in una linea temporale soggetta alla necessità”. Come interpretare altrimenti la bella foto con grembiulino d’ordinanza di Elsa Fornero su La Stampa del 10 giugno 1965 (rilanciata dal blog Piste), prima della classe che diventa professoressa all’università e poi ministro del Lavoro? 17 anni, allieva di III B dell’istituto tecnico Luigi Einaudi di Torino, la Fornero viene descritta alla De Amicis dal cronista della Busiarda:

Tra le prime votazioni conosciute, spicca quella di Elsa Fornero, 17 anni, allieva di IIIB all’istituto tecnico Luigi Einaudi. I voti sono belli (otto 9, in italiano, storia, geografia, merceologia, ragioneria, computisteria, diritto, economia e tre 8 In francese, inglese, matematica); colpiscono soprattutto le circostanze in cui la studentessa li ha riportati. La ragazza proviene dalle scuole tecniche ed ha il diploma di computista col quale terminano gli studi tecnici inferiori. Nel settembre scorso, dopo una preparazione portata a termine in poche settimane, sostenne con profitto l’esame di integrazione e ha dimostrato col fatti di non risentire le difficoltà del passaggio ad un corso più impegnativo. Tuttavia non è la classica figura della “sgobbona” , si limita a studiare tre ore al giorno e mai di sera; questo non per una sua scelta che potrebbe sembrare strana in una ragazza spigliata, ma perché è costretta a coricarsi molto presto in vista di una sveglia che suona sempre all’alba.

Elsa Fornero abita a San Carlo Canavese, oltre Ciriè, e giunge a Torino col pullman che parte alle ore 6,30. Mentre alle sue compagne più fortunate è consentito alzarsi anche soltanto una mezz’oretta prima delle lezioni, la “prima della classe” affronta tutti i giorni un noioso trasferimento: un’ora per giungere in corso Giulio Cesare, un nitro spostamento por prendere il tram n. 10 e finalmente l’arrivo a scuola. La Fornero ha un sorriso molto dolce e occhi verdi scuri che riflettono la sua modestia: “Non credo di meritare tutte queste attenzioni — diceva — e il mazzo di fiori del prof. Allemano, degli altri insegnanti, di compagni e compagne è stato proprio una sorpresa”.

 

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