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Cronaca

Amianto killer: dopo 45 anni un nuovo processo per la morte di Bruno Tallone, operaio Michelin

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sono passati 45 anni, ma si sa che in Italia la giustizia è lenta. La notizia è che ci sarà un nuovo esame per verificare le eventuali responsabilità di alcuni ex dirigenti della Michelin nella morte – avvenuta il 20 giugno 2002 – di Bruno Tallone, operaio nello stabilimento di Cuneo dal 1963 al 1994. Decesso per adenocarcinoma polmonare, secondo l’accusa, conseguente all’inalazione di fibre di amianto.

Lo ha stabilito la Quarta sezione penale della Cassazione che, pur prendendo atto della prescrizione del reato di omicidio colposo contestato a Giancarlo Borella e a Roberto Mantelli, ex legali rappresentanti della ditta tra il ’79 e il ’94, ha disposto un nuovo esame nei confronti di Guido Chino, capo servizio della centrale termica dello stabilimento dal ’63 al ’66 e di Lorenzo Paruzza, stesso incarico dall’88 al ’94. In appello, nel 2010, erano stati tutti condannati per omicidio colposo.

Nel frattempo era deceduto un altro ex dirigente della ditta, Italo Bozzano. Secondo i giudici di merito, gli ex dirigenti erano responsabili di “omissioni colpose” e, in quanto “titolari di specifiche posizioni di garanzia durante la vita lavorativa della vittima, avevano determinato la riduzione dei tempi di latenza della malattia, nel caso di patologie già insorte, oppure accelerato i tempi di insorgenza, nel caso di affezioni insorte successivamente”. Ora la Suprema Corte, disponendo un nuovo esame della vicenda davanti alla Corte d’appello di Torino nei confronti di Chino e Paruzza, ha precisato che il nuovo giudizio “dovrà valutare se, a fronte di una nuova patologia multifattoriale quale l’adenocarcinoma patito dalla vittima, l’esposizione all’amianto, di un lavoratore aduso nel tempo a prolungato funo di sigarette, abbia costituito una condizione necessaria per l’insorgenza della patologia o per un’accelerazione dei tempi di latenza di una malattia provocata da altra causa”.

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