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Si torna alla spesa di trent’anni fa. Ma in Piemonte non si rinuncia alla carne

Davide Mazzocco

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La benzina che galoppa inesorabile verso i 2 euro, l’aumento degli abbonamenti per i trasporti, delle bollette dell’energia elettrica e della pressione fiscale. È questa l’Italia del 2011 e di questo primo scorcio di 2011. Un’Italia che non solo non riesce più a risparmiare ma che deve tagliare persino la spesa sui generi di prima necessità. Il dato sulla spesa pro-capite per i generi alimentari nel 2011 è sbalorditivo: secondo le statistiche presentate ieri a Firenze, nel corso di Agriventure, si è scesi sotto una media di 2400 euro l’anno, come all’inizio degli anni Ottanta. Gli italiani mangiano meno? Forse. Di sicuro sprecano meno, gestiscono con più oculatezza l’acquisto dei cibi e le scorte nel frigorifero.

Nel 2011 (fonte: Coldiretti) le tavole degli italiani si sono impoverite quantitativamente: -0,1% di carne bovina, -0,8% di carne suina e  salumi, – 1% di ortofrutta e addirittura -2,2% di latte fresco. Negli ultimi trent’anni i consumi pro-capite erano passati per la carne dai 206 grammi del 1980 ai 241 grammi del 2010 e per la frutta dai 308 grammi del 1980 a 418 grammi del 2010, il 2011, invece, ha fatto registrare un calo. Sempre secondo lo studio di Coldiretti è aumentato il tempo dedicato a fare la spesa.

E in Piemonte? “Non abbiamo ancora rielaborato i dati su scala regionale – spiega Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte – ma anche nella nostra regione il trend dovrebbe essere in linea con quello espresso nel 2011 in Italia. L’unica variazione riguarda la carne il cui consumo è rimasto stabile rispetto al 2010. Si tratta di un dato significativo per il Piemonte, da sempre produttore e consumatore di carne di grande qualità”. Bollito e vitello tonnato, arrosto e agnolotti, fritto misto e trippa mantengono stabile il mercato della carne bovina, da sempre ritenuta fra le migliori in Europa. Insomma, si mangia meno ma, a discapito di una minore quantità, si cerca di mantenere invariata la qualità.

“Ma è il modo di fare la spesa a cambiare – continua Rivarossa -. La gente non riempie più il carrello e si affida maggiormente al mercato a km 0. Anche le catene della Grande Distruibuzione stanno ricalibrando le loro strategie, riducendo la grandezza dei punti vendita. Noi di Coldiretti rilanceremo la bottega, cercando di limitare lo spostamento delle merci”. A condizionare le statistiche del 2011 vi è anche una maggiore oculatezza da parte dei consumatori: “La gente spreca meno – conclude Rivarossa -, guarda le date di scadenza, recupera gli avanzi con le ricette del giorno dopo come si usava fare tanti anni fa. E a ripreso a portarsi il cibo da casa anche in ufficio”.

 

 

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