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San Salvario e il web si mobilitano per salvare l’Ospedale Valdese di Torino

Davide Mazzocco

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L’Ospedale Evangelico Valdese di Torino dovrebbe compiere 170 anni nel 2013, se usiamo il condizionale è soltanto perché c’è chi vorrebbe chiuderlo e riconvertirlo in una casa di riposo per anziani. Ogni anno nella struttura di via Silvio Pellico vengono effettuati 6500 interventi di piccola e media chirurgia, 17mila visite specialistiche, 45mila oculistiche, 650mila esami di laboratorio e 29mila prestazioni radiologiche. Ma se la notizia ha provocato un’alzata di scudi non è soltanto a causa di questi consistenti dati numerici ma per l’ottima qualità del servizio erogato che ha fatto dell’Ospedale Valdese una delle eccellenze del sistema ospedaliero torinese.

A destare qualche perplessità sono soprattutto i forti investimenti fatti negli ultimi quindici anni per il riammodernamento della struttura. “Tre anni fa sono state ristrutturate due delle quattro sale operatorie, le altre due erano state riammodernate fra il ’98 e il ’99 – spiega il coordinatore del comitato di difesa dell’Ospedale Valdese Walter Allazzetta -. In quel biennio fu ristrutturato anche il terzo piano, nel 2000 il laboratorio di analisi, due anni fa l’intero primo piano e, proprio ora, stanno iniziando i lavori di rifacimento del secondo piano”. Eppure, nonostante quindici anni di restyling, nonostante l’apprezzamento di tutti coloro che hanno usufruito delle sue cure, l’ospedale di San Salvario potrebbe chiudere i battenti, imponendo al sistema sanitario piemontese la ricollocazione dei 184 dipendenti che sono affiancati da un centinaio di medici e specialisti in service, vale a dire a prestazione.

“Per i dipendenti, vista la carenza di personale sanitario, non sarebbe difficile trovare una nuova collocazione nel polo di Cto, Regina Margherita e Molinette ma il problema è che proprio in quelle strutture si è ormai raggiunta la saturazione” continua Allazzetta. Il “Valdese” ha sempre avuto la funzione di decongestionatore dell’asse sanitario che scorre sulla sponda sinistra del Po fornendo un grande supporto sia per quanto riguarda le sale operatorie che per quanto riguarda la degenza.

A difesa della struttura è stata lanciata una petizione pubblica che ha già raggiunto circa 4700 firme. L’iniziativa, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è scaturita dal personale dell’ospedale: “L’appello è partito da un paziente che ci ha addirittura anticipato. Una volta conclusa la raccolta firme la petizione arriverà a Roberto Cota e all’ingegner Paolo Monferrino che giustificano la possibile riconversione con un problema di costi. Come se un eventuale accorpamento non implicasse dei costi. Gli accorpamenti – conclude Allazzetta – permettono di tagliare sulle fasce più deboli dei lavoratori e creano nuove figure dirigenziali che, invece, vanno remunerate profumatamente”.

Sembra di assistere a un film già visto, qualcosa, però, si può fare: unirsi alle firme che vengono raccolte on line sul sito firmiamo.it oppure dare la propria adesione attraverso la raccolta cartacea che sta avvenendo all’Ospedale Valdese o nei vari negozi del quartiere San Salvario.

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