Biella
Tassa di soggiorno: il centrodestra biellese alla resa dei conti
È piccola cosa, la tassa di soggiorno che il Consiglio comunale discuterà martedì pomeriggio. Appena 3 euro aggiuntivi per i turisti che pernottano in alberghi di lusso, 2 euro per chi scende in un tre stelle e 1,5 per quelli che scelgono un bed&breakfast. Eppure con quel voto il sindaco misura la solidità della sua maggioranza.
Dino Gentile si è persino auto-emendato. Mettendo la sua firma sotto un documento che corregge alcuni punti del regolamento di applicazione dell’imposta. Ha allargato le esenzioni ai minori di 14 anni, la gratuità ai rifugi alpini e agli ostelli, ridotto a 5 notti il tetto dopo il quale non si pagherà più sovrapprezzo. Ma soprattutto ha abbassato le tariffe. E se prima l’amministrazione contava di mettersi in tasca 330 mila euro grazie all’imposta, le nuove simulazioni parlano di «appena» 110 mila euro.
Tanto che in molti hanno consigliato al primo cittadino di fare marcia indietro e ritirare la delibera. Giocarsi la faccia per un pugno di euro non vale la pena. E poi quella cifra non basta a risolvere il problema che assilla Gentile: rimediare le risorse per finanziare gli assessori recalcitranti, ossia Roberto Pella e Massimo Gaggino.
I responsabili di sport e manifestazioni hanno minacciato una crisi di giunta solo poche settimane fa durante le prime discussioni sul bilancio, quando hanno appurato che sui loro capitoli non c’era un euro. E costretto il sindaco a mediare e promettere: come trovare i soldi?
Non certo dai classici trasferimenti, che lasciano palazzo Oropa a bocca asciutta di almeno 7 milioni. Tutti recuperati grazie a un maxi-ritocco delle tariffe per i servizi (dai bus alle mense scolastiche, dalle rette per l’asilo all’ingresso nelle strutture pubbliche) e a un innalzamento delle aliquote Irpef e Imu. La giunta si è persino auto-ridotta lo stipendio del 30% per rimetttere i conti in ordine.
Un’operazionne lacrime e sangue che però non è bastata a trovare le risorse necessarie alle iniziative dei due assessori. Per metterli a tacere non restava che rispolverare l’imposta sui turisti. Che giusto 7 mesi fa quasi costò la legislatura al centrodestra, diviso sull’introduzione di una tassa che serve a poco in termini di gettito ed è devastante in termini comunicativi.
Gentile lo ha fatto nel peggiore dei modi: niente accordo con le associazioni degli albergatori, nessun dialogo con i consiglieri della sua maggioranza, per non parlare di quelli di opposizione. Anche il presidente dell’Atl ha saputo della faccenda a cose fatte. Niente di meglio per metttersi al centro del malcontento generale.
Di fronte alle minacce di votare contro arrivate dal suo stesso partito (proprio come lo scorso giugno), Gentile è andato nel pallone: quei 330 mila euro sono indispensabili alla serenità nell’esecutivo, ma una bocciatura in Consiglio significherebbe andare a casa un minuto dopo. Che fare?
Il sindaco ha scelto la mediazione estenuante, sordo ai suggerimenti di chi, come l’assessore al bilancio Mello, gli diceva di ritirare la delibera trovando quei soldi diversamente. E ha scelto di scrivere una pagina politica del tutto nuova per la storia repubblicana della città, l’emendamento firmato da se stesso.
La discussione in aula si preannuncia calda. L’opposizione ha presentato 17 proposte di correzione per prendersi tutto il tempo di crititicare la giunta e scaldare gli eventuali franchi tiratori del Pdl. E soprattutto di chiedere conto al capo dell’amministrazione di questa nuova, curiosa pratica.
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