Cultura
Marlene Kuntz, la bandiera “indie” che fa il picco di share al Festival di Sanremo
Fra prediche savonarolesche e molleggiate, vallette d’emergenza e qualche bella insufflata di turpiloquio (ma per criticarlo intelligentemente, certo!) si è consumata la prima serata del Festival di Sanremo. In gara quest’anno ci sono i cuneesi Marlene Kuntz, da un quarto di secolo apprezzati rappresentanti del rock “indie”. Ed è proprio questo il ruolo che gli è stato ritagliato nel grande carrozzone festivaliero, quello di rappresentare la musica indipendente, rock e colta, in poche parole la musica non sanremese. Già perché a titolo puramente dimostrativo, per chiarire il fatto che Sanremo è evento davvero rappresentativo della canzone italiana, ogni anno viene invitato almeno un gruppo o un/una cantante dall’anima “indie”. Qualcuno, poi, riesce pure a vincere il premio della critica come capitò qualche anno fa agli Afterhours.
Ecco la musica “indie” a Sanremo sembra un po’ il villaggio di Asterix assediato dalle truppe di Giulio Cesare. I premi sono sempre opinabilissimi. Prendiamo il cinema: da una parte ci sono gli Oscar che premiano l’industria, dall’altra Cannes e Venezia che premiano la dimensione artistica. Sanremo, invece, fa storia a sé. A parte il fatto che la competizione, anno dopo anno, si ritrova sempre più a essere glossa a margine degli ospiti, è la credibilità della gara a lasciare perplessi. Già perché se è vero che Sanremo non rappresenta (tranne rarissime eccezioni) la musica di qualità è altrettanto vero che le gerarchie della competizione non trovano, poi, alcun riscontro nei dati di vendita. Né arte, né industria ma solamente museo di sé stesso, il Festival di Sanremo tiene in vita con l’alimentazione artificiale (leggi il canone pagato dai cittadini e gli ingenti introiti pubblicitari) la musica melodica italiana, quella di Modugno, Villa e Pizzi. I Marlene Kuntz presidiano il fortino della musica di qualità, con un buon testo e una performance – quella di ieri – che non passerà certo alla storia. Eppure il picco di share (59,68%) l’hanno fatto proprio loro con Canzone per un figlio che ha avuto la fortuna di finire in scaletta dopo le bombe e i predicozzi di Adriano Celentano.
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