Cittadini
Conservatorio sotto sfratto: a rischio la succursale
Il Conservatorio di Torino rischia lo sfratto. Non è in discussione (almeno per ora) la storica sede di piazza Bodoni, ma il vicinissimo stabile di via san Francesco da Paola, che da dieci anni ospita la succursale dell’istituto. Il Comune ha deciso di cedere l’edificio al teatro Regio, per tappare alcuni buchi nei conti dell’ente lirico (buchi, secondo il Comune, imputabili a mancati versamenti da parte di Stato e Regione). Così, da un giorno all’altro, gli studenti del conservatorio potrebbero rimanere senza “casa”.
La storia in realtà ha radici antiche. Chiunque abbia frequentato negli ultimi decenni l’istituto torinese (come allievo o come docente) ben ricorda le difficoltà per trovare un’aula libera in cui studiare o tenere le lezioni. Era faticoso gestire esigenze diversissime in ambienti sempre sacrificati. Non di rado capitava di vedere ragazzi che si esercitavano nei corridoi, sui mezzanini delle scale e perfino nello spazio antistante la toilette (tanto che qualche buontempone ebbe l’idea di affiggere sulla porta del bagno il cartello “aula di contrabbasso”). Le sedi staccate di via Vanchiglia e via Bidone erano entrambe piuttosto distanti e creavano problemi negli spostamenti. Così quando, circa dieci anni fa, si presentò l’occasione di avere un nuovo edificio, proprio di rimpetto alla sede centrale, a tutti parve un’ottima idea.
Attualmente la succursale di via san Francesco da Paola risolve (almeno parzialmente) i problemi di sovraffollamento. Non solo: ospita una ricca biblioteca musicale (concepita con criteri moderni e accessibile a tutti gli allievi), sale multimediali per l’ascolto e aule studio. Nessuno dei tanti ragazzi che quotidianamente lo frequentano ha mai avuto il sospetto di un’occupazione “irregolare”. E invece, purtroppo, pare sia proprio così: dal Comune fanno sapere che “il Conservatorio non ha mai pagato utenze e servizi” e che per di più “non è mai stata firmata alcuna convenzione” (situazione da teatro dell’assurdo, se si pensa che lo stabile è occupato da dieci anni). Insomma, un bel ginepraio da cui non sarà facile uscire e che inevitabilmente comporterà delle rinunce. Col rischio che a farne le spese siano, una volta di più, gli studenti.
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