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Alessandria

Natura morta con storyteller. Il dramma dell’Eternit raccontato da Laura Curino

Davide Mazzocco

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Milletrecento volte più sottile di un capello. Eppure letale. La fibra killer che si fa trasportare dal respiro e si accovaccia per decenni prima di scatenare la sua guerra privata con  il corpo ospitante è diventata oggetto dell’ultimo lavoro di Laura Curino, attrice torinese fra le più importanti interpreti del teatro italiano di narrazione.  Il “polverino”, la “lana della salamandra” diventano Malapolvere, spettacolo che, a una decina di giorni dalla sentenza del Processo Eternit, racconta la storia di Casale Monferrato dal punto di vista degli oggetti.

La polvere è “segno inesorabile del tempo che passa” e il racconto inizia proprio con le origini di Casale Monferrato, con i primi insediamenti dei Liguri (“Sì, la sto prendendo larga…”) per poi arrivare alla dominazione romana, al medioevo e al 1906 data che segna l’inizio dell’industria cementifera a Casale Monferrato. Curino ricorda come già nel 1938 alcuni ricercatori avessero scoperto la nocività dell’amianto e come, nei primi anni Quaranta, l’esercito nazista (!) avesse risarcito alcune malattie asbesto-correlate. Un Albero racconta e poi passa la parola a un Aspirapolvere Hoover che parla con un marcato accento statunitense e ha nostalgia dell’american way of life. L’Aspirapolvere guarda con diniego i casalesi “innocenti, condannati alla conquista”, a rincorrere un sogno di benessere pagandolo con la salute. Parla il Po, “offeso con il genere umano”, parla la Diga, “la più coraggiosa di tutti”, parlano i Canali Mellana e Roggia, parla la Nebbia che racconta di come l’amianto abbia portato “la carne nei piatti”, parlano la Neve, la Foschia, parla la Torre in un concitato e rabbioso elenco, parlano i Monumenti, Cavallo e Cavaliere fra di loro, si stupisce il Castello di Casale Monferrato che è “chiatto” ma attento e osserva da vicino l’attività del Comitato Vertenza Amianto, di Bruno, Nicola e Romana che ne sono i simboli viventi. Parla la Fontanella e poi si scatena un’invettiva savonarolesca fra polvere che scende e che sembra inghiottire tutto, anche la speranza. L’epilogo è un messaggio al pubblico, quello di non far morire questa storia, di portarla fuori dalla platea, perché la lotta all’amianto non si esaurirà nemmeno con un’eventuale vittoria al processo. Perché a Casale Monferrato, purtroppo, il picco di vittime sarà raggiunto solamente nel 2020 e perché in India, Brasile e Canada la fibra continua a essere prodotta e commercializzata. Raccontate gente questa storia.

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