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Emergenza carceri: la figura del garante dei detenuti in Piemonte rimane un fantasma

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Il garante dei detenuti in Piemonte avrebbe dovuto essere istituito fin dagli ultimi atti del mandato di Mercedes Bresso, grazie a un’iniziativa dei radicali Bruno Mellano e Carmelo Palma successivamente ripresa dall’allora maggioranza di centrosinistra (legge regionale n.28 del 2 dicembre 2009, approvata con 30 voti favorevoli e uno contrario). Ma mentre il neoministro Anna Maria Cancellieri ha inaugurato una nuova stagione (quantomeno a parole) nei confronti dei problemi gravissimi che affligono le nostre carceri, nella nostra regione la figura del garante rimane trasparente, un fantasma.

A protestare (con il solito sciopero della fame) sono stati i Radicali, che sulle carceri si battono da sempre. Il successo della loro protesta rischia però di rimanere  – ancora una volta – sulla carta, come sottolineato su Notizie Radicali da Igor Boni, presidente dell’associazione torinese Adelaide Aglietta e protagonista del digiuno insieme a Salvatore Grizzanti:

Dopo un’intollerabile inerzia dovuta a scontri tra maggioranza e opposizione e, soprattutto, tra fazioni della stessa maggioranza, dopo 11 giorni di sciopero della fame siamo riusciti a costringere la Commissione nomine della Regione a fare una prima cernita dei curriculum di chi si è candidato alla carica di garante dei detenuti, a far calendarizzare nell’ordine del giorno del 31 gennaio 2012 in Consiglio la nomina e a far ritirare uno dei progetti di legge che miravano all’abrogazione del garante. Probabilmente tutto questo non sarà risolutivo e non otterremo la vittoria sperata perché nella prima seduta di voto occorre una maggioranza qualificata dei 2/3 e di accordi in Consiglio non c’è nemmeno l’ombra. […] Ora attendiamo il 31 gennaio, poco fiduciosi ma combattivi.

IL SOVRAFFOLLAMENTO. I numeri sulle carceri piemontesi rimangono impietosi. Rispetto a 3.634 posti di capienza vi sono circa 1.600 detenuti in più (dati: agosto 2011): oltre 100 atti di autolesionismo registrati nella prima metà del 2011 e numerose aggressioni da parte dei detenuti nei confronti degli agenti. Il dato peggiore è quello del carcere torinese Lorusso e Cutugno che con 1.500 presenze per 1092 posti rappresenta il simbolo dell’inadeguatezza del nostro sistema regionale. La figura del garante sarebbe – in mancanza di una forte volontà politica nazionale in direzione di un decente Piano carceri – una seppur minima risposta a queste molteplici (e vergognose) problematiche. Ma il Consiglio regionale – e questa maggioranza – sembrerebbe orientati più verso una colpevole inerzia che verso il buon senso.

 

 

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