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Cultura

A lezione da Art Spiegelman: “Nel mondo di oggi 99% di topi e 1% di gatti”

Davide Mazzocco

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L’uomo che ha cambiato per sempre la storia del fumetto ha scelto Torino per l’unica data italiana di questo viaggio europeo di presentazione di MetaMaus che culminerà, la prossima settimana, con la direzione artistica dell’Angoulême International Comics, kermesse che sta alle graphic novel come Cannes sta al cinema.
La Fotogallery di Art Spiegelman

Intanto già questa mattina, nell’incontro con la stampa, l’artista, nato a Stoccolma ma trasferitosi a New York all’età di tre anni, ha parlato dell’arte che lo ha reso celebre e che (anche) grazie a lui sta vivendo un momento di grande vitalità.

Quale spazio occupa e che senso ha il fumetto nell’era del cinema 3D?

Non sono un luddista, prova ne è che fumo sia sigarette elettroniche che digitali… Credo che il fumetto sia un ponte fra il XX° e il XXI° secolo perché usa diversi mezzi di comunicazione. Penso anche che, nell’ambito della fiction, sia lo strumento migliore per leggere il mondo con lo sguardo di un altro. Il fumetto spiega come pensiamo meglio di qualsiasi altra forma d’arte poiché noi pensiamo sia per immagini che per “scoppi di parole”.

Quanto è cambiata dopo Maus la percezione del fumetto?

Sono stato chiamato padre della graphic  novel ma, in realtà, sto ancora facendo l’esame del Dna. Penso che graphic novel sia sostanzialmente una definizione di tipo commerciale e attinente al marketing. Certo è che il fumetto ha scontato per due secoli la maledizione del Laocoonte di Lessing in cui il filosofo teorizzava come un’opera nata dalla mescolanza di poesia e arti plastiche non potesse che essere un’arte inferiore.

Pensa che i fumetti siano adatti per avvicinare i bambini alla lettura?

Negli anni ’80 io e mia moglie pubblicammo una rivista con uno slogan “i fumetti non sono solo per bambini”, passati dieci anni constatammo come il settore fosse totalmente cambiato e ci imbarcammo in una nuova impresa editoriale con un claim opposto: “i fumetti non sono solo per adulti”. Vista la banalità di molti libri di lettura penso che i comics, basati sulla mescolanza delle forme e sulla simultaneità della comunicazione gestuale e verbale possano aiutare i bambini nell’apprendimento. Alcuni studi delle scienze cognitive lo dimostrano.

Nell’ultimo periodo il sentimento antisemita sembra subire una nuova ondata di recrudescenza in Italia e nel mondo. Che cosa ne pensa?

Penso che i dati sull’antisemitismo siano sbagliati: è da duemila anni a questa parte che vi è una crescita dell’antisemitismo! In realtà ogni volta che vi è una crisi economica questo fenomeno si acuisce: anche Auschwitz nacque dal crollo della Repubblica di Weimar. Mi viene da parlare per frasi fatte: l’antisemitismo  come socialismo degli idioti. Le uccisioni con un sistema da catena di montaggio dei lager avevano fatto dire che non sarebbe mai più successo. Ma è accaduto ancora: pensiamo agli Utu e ai Tusti, ai Serbi e ai Croati.

Maus è stato percepito in maniera differente nel mondo?

Penso che Maus sia stato importante perché ha potuto far pensare al pubblico che leggeva i fumetti dei supereroi che anche i comics potevano avere dignità artistica e vincere un Pulitzer. Il mio libro è stato tradotto in trenta lingue ma non in arabo e sarei davvero curioso di sapere quale reazione potrebbe esserci nel mondo arabo. Va molto bene in Corea dove forse sono i giapponesi a essere considerati come gatti… Anni fa alla Fiera di Francoforte un giornalista mi chiese se non pensavo che fosse di cattivo gusto rispondere ad Auschwitz con un fumetto. Io gli dissi che era piuttosto Auschwitz a essere stata una soluzione di cattivo gusto. Quando sono andato in Polonia ho dovuto spiegare perché avessi utilizzato i maiali: volevo qualcosa che non fosse nella catena alimentare dei cani e dei gatti e che non fosse un animale presente nella cucina kosher. E poi in Maus ci sono anche maiali che si comportano in maniera nobile, proprio come fecero alcuni polacchi…

Chi sono i topi e chi i gatti di oggi?

I mass media non suggeriscono più divisioni di tipo razziale ma di tipo economico quindi direi che nel mondo di oggi ci sono il 99% di topi e l’1% di gatti. Ogni paese, poi, assegna il ruolo di topi a soggetti diversi: negli Stati Uniti sono i neri e gli arabi, in Italia gli italiani del sud.

LA FOTOGALLERY DI ART SPIEGELMAN

LO STREAMING DELL’INCONTRO GIOVEDI’ 19 GENNAIO ORE 21

 

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