Cultura
“Sette opere di misericordia”, esce al cinema l’opera prima dei torinesi De Serio
Esce al cinema venerdì 20 gennaio il film italiano più premiato del 2011. Dopo aver vinto il Premio Don Quijote e il secondo premio della giuria dei giovani al Festival di Locarno, Sette opere di misericordia ha raccolto premi e consensi in giro per il mondo nei festival di Marrakech, Varsavia, Londra, Pusan, Rio de Janeiro, Montpellier, Villerupt, Cottbus, Grenoble, Madrid, Annecy prima di approdare in anteprima italiana al Torino Film Festival. Acclamato anche nelle rassegne di Vendome, al parigino De Rome à Paris e al Tertio Millennio Film Festival il film d’esordio dei due gemelli torinesi classe ’78 è già diventato un vero e proprio cult. Raramente si nota in un’opera d’esordio una tale maturità sia nella composizione dell’immagine che nella direzione degli attori. A soli 33 anni i gemelli De Serio parlano di vecchiaia, malattia, pietas, temi che si affacciano ben più in là nella carriera degli artisti, specialmente in Italia dove registi quarantenni e cinquantenni – confortati dai numeri – fanno film “immaturi” dichiarandolo apertamente sin dal titolo.
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I fratelli De Serio ci parlano di miseria e immigrazione senza stereotipi: “Non volevamo fare il ritratto dell’immigrato buono come si vede spesso perché gli immigrati sono persone che si portano appresso una loro complessità”. La differenza fra i De Serio e molti degli autori che abbozzano fotografie del reale è… nel mezzo di trasporto. Loro Antonio e Luminita (il vecchio malato e la clandestina in fuga di questa storia invernale di solitudini e anime ibernate) li vedono tutti i giorni quando prendono un tram per arrivare in centro. Gli altri in centro ci arrivano in automobile e certe realtà le conoscono solamente per interposta persona, dopo aver chiuso il giornale o la televisione.
Ma la maturità dei fratelli De Serio si manifesta anche nella calibrata composizione delle immagini, negli antiretorici movimenti di macchina e nell’uso pittorico della fotografia. Forma e contenuto viaggiano di pari passo in un film che usa le Sette opere di misericordia caravaggesche come pretesto narrativo (le sequenze cruciali sono scandite da scritte che ricordano quali sono le opere che un cristiano deve compiere) ma anche come dichiarazione programmatica: parlare di una realtà che si conosce e nella quale si è vissuto. I gemelli De Serio sono nati e cresciuti nel quartiere nel quale si svolge il loro primo lungometraggio e in cui si svolgevano molti dei loro precedenti cortometraggi. La formazione artistica di Gianluca e quella cinematografica di Massimiliano questa volta affiancate dall’esperienza di un attore come Roberto Herlitzka e dall’acerba irrequietezza di Olimpia Melinte ci regalano un film che ha tutte le carte in regola per diventare un classico.
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