Seguici su

Lavoro

Yesmoke vs Monopoli di Stato: scende in campo la Regione Piemonte, giovedì incontro a Roma

Avatar

Pubblicato

il

Da un lato l’orizzonte asiatico, con la grande commessa ricevuta pochi giorni fa dal governo nordcoreano, dall’altro la lotta contro i Monopoli di Stato che da un mese bloccano i cancelli della fabbrica di Settimo Torinese. Stiamo parlando della Yesmoke Tobacco S.p.A., azienda nata nel 2005, ma già dal 2000 leader mondiale nella vendita online di sigarette, cresciuta nel corso degli ultimi anni grazie a una politica aggressiva contro le multinazionali del settore (“L’ammoniaca è la chiave del successo delle Marlboro”, si legge in un murales dentro la fabbrica di Settimo) e soprattutto al talento imprenditoriale dei fratelli Messina, Carlo e Gianpaolo.

L’azienda fattura 20 milioni l’anno, ma con una quota di export del 98% proprio a causa del prezzo minimo italiano, che impedisce alle bionde di Settimo di essere competitive sul territorio del Belpaese. Ciò comporta – ma è la globalizzazione, bellezza – una divertente anomalia: la Yesmoke copre infatti appena l’1% del mercato piemontese, e appena lo 0,4% di quello italiano, ma ha un fatturato di 20 milioni l’anno grazie alla diffusa presenza all’estero. 80 dipendenti (che potrebbero diventare 110 a marzo), 50 milioni di stecche l’anno: i numeri dell’azienda sono in continua crescita, eppure la “lite” con i Monopoli di Stato rischia di rallentarne lo sviluppo. Alle origini di tutto c’è un mancato versamento (2 mln e 400mila euro) da parte della Yesmoke, che da Roma pretendono e che i fratelli Messina non riescono a rispettare perchè incapaci di ottenere il finanziamento bancario necessario. Ma non solo: “In questo caso non è soltanto una questione di soldi – disse ai primi di dicembre Gianpaolo Messina – ma di strategie. Riteniamo molto più importante investire la stessa cifra per acquistare nuovi macchinari e per formare il personale”. Il blocco è scattato perché la Yesmoke ha l’obbligo del “deposito fiscale” (esattamente come gli altri produttori di tabacco), ovvero deve pagare una cifra consistente ai Monopoli come garanzia dei prodotti che tiene in magazzino. Vero è che quando un’azienda risponde a determinati requisiti e criteri di solidità, l’obbligo non dovrebbe più esser tale. Il problema sorge quando i fratelli Messina annunciano di averli, tali requisiti, e lo Stato, invece, la pensa diversamente.

Alla fine si è mobilitata anche la Regione Piemonte, con l’assessore al Lavoro Claudia Porchietto, che giovedì volerà a Roma, ai Monopoli di Stato, per verificare la possibilità di una strada condivisa per tutelare i livelli occupazionali dell’azienda di Settimo: “La Regione- ha detto la Porchietto – martedì scorso ha accompagnato l’azienda per incontrare Unicredit e studiare possibili nuove soluzioni creditizie. Ora insieme ai parlamentari Andrea Fluttero e Stefano Esposito ci recheremo anche a Roma per capire quali soluzioni, legislativamente sostenibili, possano essere messe in campo per venire incontro alla azienda e ai lavoratori: è fondamentale che si riesca a sbloccare una situazione normativa che rischia di portare alla chiusura di un’attività dall’alto potenziale occupazionale nei prossimi anni”.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese