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Torino, al via l’esperimento “mini-carcere”: sei celle a borgo San Paolo, critici i sindacati

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Sei celle destinate agli arrestati in attesa del processo direttissimo o della convalida dei provvedimenti sono state aperte lunedì nel commissariato di borgo San Paolo, a Torino. Vi farà riferimento l’intera città. L’apertura delle celle, in base alle norme del recente decreto “svuota carceri” varato dal ministro della giustizia Paola Severino (nella foto), è però contestata dai sindacati di Polizia, per i quali richiedono un numero eccessivo di agenti che saranno sottratti ad altre attività specifiche: “Ci vorranno 50 agenti ogni giorno per gestire il servizio – dice Massimo Montebove, consigliere nazionale del Sap – non è questo il lavoro dei poliziotti, non ci sono risorse, siamo di fronte a una decisione che rischia di causare una crisi senza sbocco nel sistema di sicurezza”.

Nel frattempo i numeri sulle prigioni del Belpaese continuano però a peggiorare, come sottolinea Alessandro Gerardi su Notizie Radicali:

Non più tardi di due anni fa, con il cosiddetto “Piano Carceri”, le autorità hanno stimato per i nostri istituti di pena una carenza di circa 35mila posti-letto; nel 2011 lo scarto tra capienza e popolazione carceraria si è portato a circa 21mila unità (senza considerare i circa 30mila condannati le cui sentenze sono al momento sospese e non eseguite in attesa di sapere, in un futuro più o meno prossimo, se la loro domanda di accedere ad una misura alternativa potrà trovare accoglimento o se invece anche loro dovranno scontare la pena in carcere). A dispetto della continua costruzione di nuovi padiglioni all’interno delle strutture già esistenti, non è raro che gli istituti penali italiani ospitino una popolazione fino a due volte superiore alla capienza regolamentare (il tasso medio di sovraffollamento a livello nazionale è pari al 156%). Il che vuol dire che i detenuti, moltissimi dei quali ancora non sottoposti a processo, sono ammassati per mesi o addirittura per anni in condizioni di assoluta illegittimità. L’umiliazione inaccettabile che deriva da questo stato di cose costituisce il principale motivo delle proteste che scuotono periodicamente i nostri istituti di pena.

I detenuti che nel solo 2011 hanno perso la vita all’interno delle nostre prigioni sono stati 186: 66 di loro si sono suicidati, 23 sono morti per cause ancora da accertare, 96 per cause naturali e uno per omicidio. Negli ultimi 12 anni (periodo 2000-2011) sono stati 700 i detenuti che si sono tolti la vita (con una media di poco inferiore ai 60 suicidi all’anno); mentre altre 1.856 persone incarcerate sono decedute per “cause naturali” o in corso di accertamento.

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