Cronaca
Truffe agli anziani: tentano raggiro spacciandosi per nipoti
Squilla il telefono. “Buongiorno, chiamo da parte di suo nipote”. L’anziano resta un po’ interdetto e quasi senza accorgersene chiede: “Mio nipote chi, Paolo?” A quel punto il gioco è fatto “Sì, certo, proprio lui, Paolo. Ha bisogno di un prestito perché deve sbrigare una commissione urgente”. Il canovaccio, più o meno, è sempre lo stesso. Cambiano solo i dettagli. Tratti in inganno da storie plausibili e nomi all’apparenza familiari, molti anziani diventano facili prede per i truffatori. Oggi, a Torino, un nuovo tentativo di raggiro.
Una signora ultraottantenne residente in zona corso Orbassano riceve la telefonata di una sedicente nipote. “Ciao, sono io, Luciana. Sono a Moncalieri. Ho bisogno che tu mi faccia un favore. Ero venuta per un acquisto solo che….”. Solo che la signora si allarma, c’è qualcosa che non la convince. La voce, dall’altro capo del telefono, è molto strana. “Scusami, è che oggi sono tanto raffreddata”, tenta di giustificarsi l’interlocutrice. L’anziana si confonde, non sa come comportarsi. E’ preoccupata per la nipote, che potrebbe aver bisogno di lei, e sull’onda di questo pensiero sta per cedere. Ma poi ci ripensa. Riattacca il telefono e, facendosi aiutare da una parente, riesce a mettersi in contatto con la vera nipote, che ovviamente è ignara di tutto e non ha affatto bisogno di un prestito urgente. Raggiro sventato, per questa volta.
Storie del genere sono all’ordine del giorno nelle grandi città . Si tratta di inganni grossolani, che però, purtroppo, spesso vanno a segno grazie a qualche piccola astuzia. I truffatori si presentano con un nome reale (in questo caso Luciana) e sanno anche fornire qualche informazione credibile (in questo caso il riferimento al comune di Moncalieri, dove effettivamente la nipote della signora ha vissuto per un certo periodo). Difficile dire come facciano a impadronirsi di questi dati. Ci sono molti modi, specie in una società dove tutto è schedato e la privacy non è sempre una certezza. Ma può anche bastare un banale trabocchetto linguistico. Spesso sono le stesse vittime a lasciarsi sfuggire nomi e magari perfino indirizzi dei loro cari, senza neppure accorgersene. Soprattutto se sono persone sole, disposte a tutto pur di “fare due parole” con qualcuno.
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