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Vite da recupero, l’insostenibile pesantezza del prestito

Davide Mazzocco

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È stato presentato ieri sera in anteprima cinematografica e in versione integrale (dopo un passaggio televisivo in versione ridotta) Vite da recupero, il viaggio nel mondo delle agenzie di prestito e di recupero crediti di Enrico Verra. Nel 2010, in Italia, sono state lavorate oltre venti milioni di pratiche di recupero crediti. Gli italiani, da sempre un popolo di risparmiatori, nell’ultimo decennio hanno usufruito in maniera massiccia di finanziamenti e acquisti rateizzati che li hanno trasformati in un popolo di indebitati.Con la crisi la situazione si è aggravata e milioni di persone hanno scoperto di non poter più pagare ciò che avevano acquistato. Con una narrazione avvincente e priva di cali di ritmo, Verra racconta la partita che si gioca quotidianamente  fra i recuperatori e gli insolventi. I primi inseguono i secondi, i quali, talvolta, scappano tentando di non  pagare. Da una parte ci sono i recuperatori Gianpaolo Luzzi (guru della materia in Italia) e Paolo Degan dall’altra gli indebitati: l’operaio che non riesce più a sostenere la famiglia, la ragazza che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità e il pensionato finito in mano a una finanziaria con tassi da usura.

“Quando ho iniziato a lavorare a questo documentario – ha spiegato Enrico Verra nel dibattito successivo la film – avevo in mente una chiara distinzione fra i buoni e i cattivi. Andando avanti con la mia indagine, però, mi sono reso conto che se da una parte i ‘buoni’ avevano le loro responsabilità, dall’altra i ‘cattivi’ non erano poi così cattivi”. In sala erano presenti i cinque protagonisti del film fra cui Gianpaolo Luzzi, fondatore e amministratore delegato della prima debt agency d’Italia, che ha difeso le ragioni della propria professione: “I debiti non pagati ricadono sulle aziende che si vedono costrette a licenziare o, nella peggiore delle ipotesi, a chiudere. Il nostro lavoro ha una valenza sociale”. In sala Giorgio Ariaudo della Fiom ha fatto sentire la voce dei sindacati: “Le percentuali degli operai indebitati sono altissime ed è chiaro che un operaio indebitato è meno libero perché deve accettare gli straordinari per reintegrare quanto dovuto”. La produzione del film è della torinese Baby Doc già produttrice del pregevole Pietro di Daniele Gaglianone. A gennaio il Dvd del film uscirà allegato a un libro sul tema dell’indebitamento scritto dal giornalista Marco Bobbio ed edito dal Consiglio Regionale del Piemonte.

Il trailer di Vite da recupero

 

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