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E’ sempre a rischio chiusura il Museo della Resistenza. Passano i mesi, nulla si muove

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Museo della Resistenza per ora resiste, ma nessuno può dire quanto durerà. Non è la prima volta che Quotidiano Piemontese si occupa di questa vicenda. E’ già successo a metà ottobre, quando i dirigenti di corso Valdocco hanno lanciato il primo allarme: il museo, nato nel 2003 perché non andasse perduta la memoria della nostra storia, soprattutto del Novecento (il nome completo “Museo Diffuso della Resistenza, delle Deportazione, della Guerra dei Diritti e della Libertà” la dice lunga a riguardo) rischiava di essere falcidiato dai tagli alla cultura. E’ superfluo ripeterlo: i tempi sono duri e i tagli sono ormai prassi abituali, così frequenti da venir spesso accolti con un’alzata di spalle e nulla più. Anche quando colpiscono istituzioni di valore, enti che contribuiscono in modo sostanziale a conservare e ampliare il patrimonio intellettuale di una città.

Il Museo Diffuso, lo ricordiamo, vive soprattutto grazie ai finanziamenti dei soci fondatori pubblici (Regione, Provincia, Comune) che ne assicurano il funzionamento di base. Ed è ovvio che se i fondi non arrivano, tutta l’attività si blocca.  Sono passati, dicevamo, due mesi, ma nulla è cambiato. Le quote relative a parte del 2010 e a tutto il 2011 non si sono ancora viste. A dire il vero, per il 2011, la Regione non ha neppure deliberato quanto versare. E se questa è la situazione pregressa, figuriamoci che cosa ci si può aspettare per il prossimo anno. A ciò – fanno notare i dirigenti – si aggiungono la presenza di un pesante affidamento bancario, con gli oneri conseguenti, e un forte indebitamento verso i fornitori.

Come spesso accade, a fronte di un imbarazzante silenzio istituzionale, è la società civile la prima a muoversi per salvare la situazione. Associazioni, enti e singoli cittadini hanno voluto esprimere il loro sostegno al museo. In particolare l’Arci ha organizzato un programma di iniziative dal titolo Insieme per la memoria, che si svolgerà tra dicembre 2011 e gennaio 2012. Iniziative preziose, ma a quanto pare non sufficienti, tanto che il Museo ha deciso di chiedere ai visitatori e a tutti i cittadini una sottoscrizione straordinaria per sostenere l’attività.

“La nostra gestione è sempre stata improntata alla più rigorosa parsimonia nell’utilizzo delle risorse”, fanno notare ancora i dirigenti: affermazione abbastanza difficile da smentire. La sobrietà (insieme alla multimedialità) è un punto fermo per il museo: basta fare un giro in corso Valdocco per accorgersene.

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