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Alessandria

Cento docenti contro l’esito di un concorso all’Università del Piemonte Orientale

Redazione Quotidiano Piemontese

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Era ora che dopo tante parole sui concorsi universitari un gruppo di docenti decidesse di cambiare stile e di scrivere una lettera aperta ad un Rettore perchè faccia chiarezza sullo svolgimento di un concorso. E’ accaduto a riguardo di un concorso per ricercatore a tempo indeterminato all’Università del Piemonte Orientale con 13 candidati. Un centinaio di docenti italiani  hanno firmato una petizione rivolta al Rettore dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale Paolo Luciano Garbarino chiedendo spiegazioni sull’accaduto. Nella lettera i docenti analizzano la produzione bibliografica dei diversi candidati notando che la presunta vincitrice del concorso è quella che ha prodotto meno pubblicazioni, in compenso buona parte delle sue pubblicazioni sono state realizzate con il presidente della commissione giudicante che è anche il preside della Facoltà di Giurisprudenza.
Ecco una parte della lettera:

Siamo un gruppo di ricercatori e professori, animati dalla convinzione che le attuali procedure pubbliche di selezione del personale accademico, nel nostro Paese, debbano rispettare i più rigorosi standard di trasparenza e qualità, evitando ogni potenziale conflitto di interesse tra valutato e valutatore. Per tale ragione, desideriamo portare alla Sua conoscenza le forti perplessità che nutriamo rispetto alla vicenda concorsuale in oggetto, sulla base delle notizie di stampa fin qui circolate e delle informazioni disponibili in merito.

Chi scrive non dispone certo né dei verbali della commissione (ancora non disponibili online e per i quali non abbiamo la possibilità di accedere agli atti) né del materiale originale spedito dai candidati. E’ tuttavia possibile per chiunque visionare i curricula dei candidati, accessibili online, al fine di procedere ad una immediata valutazione comparativa circa i meriti attuali dei candidati. Dalla semplice lettura dei loro curricula emerge una evidente disparità tra la qualità media dei profili dei candidati non vincitori e quella del candidato designato come vincitore dalla Commissione esaminatrice.

Siamo consapevoli di quanto sia complessa la valutazione delle capacità di un giovane ricercatore, e dell’autonomia che ciascuna Commissione può darsi nella definizione dei criteri di valutazione. Tuttavia, nel caso di specie, l’applicazione di ogni possibile, ragionevole e legittimo criterio alternativo di scelta condurrebbe chiunque, a nostro avviso, ad escludere dal novero dei possibili vincitori proprio il candidato giudicato idoneo dalla Commissione.

Innanzitutto la vincitrice rivela una produzione scientifica significativamente inferiore a quella di tutti gli altri 12 candidati partecipanti alla procedura di valutazione comparativa. In particolare, non presenta alcuna pubblicazione su rivista, né internazionale né italiana, a differenza di tutti gli altri 12 candidati.La tabella riportata in allegato (vedi [1]) mostra infatti che, secondo le graduatorie risultanti dall’applicazione dei quattro indici bibliometrici il cui uso è comunemente riconosciuto nella disciplina di afferenza – ISI Impact Factor (IF), H-index personale (PHI), Scopus Impact Factor (S-IF) e H-index delle singole pubblicazioni (HI) – la vincitrice risulta invariabilmente ultima.

Anche volendo assecondare la decisione arbitraria di non considerare gli indici bibliometrici più utilizzati a livello internazionale, va rilevato che le pubblicazioni della candidata vincitrice sembrano inadeguate anche rispetto ai criteri suggeriti dalla Società Italiana degli Economisti (SIE). La SIE, infatti, nel suo documento di proposta al CUN titolato “Indicatori di attività scientifica e di ricerca Area 13 – Scienze Economiche e Statistiche” [5] propone di accettare come minimo criterio per la qualifica di ricercatore per i candidati dottorati da più di 3 anni “2 pubblicazioni in riviste scientifiche o (se libri) con editori di “grande rilievo scientifico”, di cui perlomeno 1 a diffusione internazionale e perlomeno 1 a firma singola” dove per “Per pubblicazioni in riviste o (se libri) con editori di “grande rilievo scientifico” si intendono quelle che hanno seguito procedure trasparenti di referaggio anonimo e indipendente e che compaiono in fasce di merito adeguate individuate dalle varie associazioni.”

In secondo luogo, analoghe considerazioni possono essere mosse per quanto riguarda i titoli e le esperienze didattiche dei candidati, che in ogni caso – da bando – vanno valutati per la significatività che essi assumono in ordine alla qualità e quantità dell’attività di ricerca svolta dal singolo candidato.

Infatti, degli otto capitoli in volumi collettanei prodotti dalla candidata vincitrice, sei sono stati coautorati col presidente della commissione del concorso e i restanti sono stati pubblicati in volumi collettanei da quest’ultimo curati. Solo tre di tali otto capitoli sono in lingua inglese. Il presidente della commissione quindi dovendosi esprimere come da bando sull’originalità, innovatività e importanza di ciascuna pubblicazione scientifica della candidata si é trovato in buona parte a dover valutare l’originalità, innovatività ed importanza del proprio lavoro, mettendo probabilmente in imbarazzo gli altri membri della Commissione i quali, pronunciandosi sul valore delle pubblicazioni della candidata, hanno finito per doversi esprimere anche sul valore della ricerca del presidente della Commissione. Nemmeno l’eventuale “dichiarazione dei docenti interessati attestante l’apporto individuale del candidato” prevista dalla commissione per le “pubblicazioni in collaborazione tra i candidati e uno o più membri della commissione” solleva gli interessati dal potenziale conflitto d’interesse.

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