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Cultura

La Top Five del Tff. I cinque film più belli visti al Torino Film Festival

Davide Mazzocco

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SANGUE-DO-MEU-SANGUE_1_ Fialho family- shooting photo- MayanSi chiude domani la ventinovesima edizione del Torino Film Festival. Domenica, a partire dalle ore 16, ci sarà un’ulteriore appendice nelle tre sale del cinema Massimo con la possibilità di vedere (ma senza abbonamenti) i film premiati e alcune delle migliori pellicole viste in concorso. Ecco, come piacerebbe a Nick Hornby, la Top Five del TFF 2011.   

1 – Sangue do meu sangue di João Canijo (Portogallo, 2011, 139’)

Una saga familiare che attraversa i generi dalla novela al thriller, dal realismo al melodramma. Una regia innovativa capace di rivoluzionare la sintassi filmica, di ottenere il massimo tanto dagli attori quanto dalle immagini. Un gioiello di tecnica con tre interpreti strepitosi: Rita Blanco, Anabela Moreira e Nuno Lopes. Se fosse stato in concorso avrebbe fatto piazza pulita di premi.

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2 – Pater di Alain Cavalier (Francia, 2011, 105’)

Metacinema che parla della (nostra) politica e del (nostro) mondo. Il regista e Vincent Lindon provano le rispettive parti per un film sul passaggio di testimone fra un vecchio presidente francese e il suo delfino che proviene dalla grande industria. Si dibatte degli squilibri fra chi ha tutto e chi non ha niente, di una politica talmente utopica da poter essere rappresentata solamente al cinema. Echi di berlusconismo, sceneggiatura che gioca sull’ambiguità fra realtà e finzione. Un divertissement che tiene acceso il cervello anche quando si fa luce in sala.

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3 – Mientras duermes di Jaume Balagueró (Spagna, 2011, 96’)

Da una sceneggiatura del torinese Alberto Marini un thriller spagnolo emozionante e ricco di sorprese. Uno script che sta a un thriller standard come una cattedrale sta a una cappella votiva. Il portiere Cèsar (interpretato dal sempre più bravo Luis Tosar) toglie il sonno e al suo cospetto Freddy Kruger fa paura come un Teletubbies.

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4 – Sette opere di misericordia di Gianluca e Massimiliano De Serio (Italia, 2011, 100’)

Impossibile non amare questo film che sta raccogliendo premi in tutti i festival del mondo. Alla prima prova nel lungometraggio i Fratelli De Serio si calano nella realtà senza fare sconti né agli spettatori, né ai propri personaggi. In una Torino di periferia Luminita e Antonio praticano le Sette opere di misericordia ribaltandone il senso. Dal titolo alla prova dei due attori, dalla composizione dell’immagine all’idea di cinema che gli sta dietro, un film realista e mai ruffiano dove il manicheismo è bandito sin dal primo fotogramma.

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5 – Tayeb, khalas, yalla di Rania Attieh e Daniel Garcia (Emirati Arabai/Libano, 2011, 93’)

Un bamboccione di Tripoli (quella libanese però) lavora nella pasticceria di famiglia e non si stacca dalle gonne della madre che, esasperata dalla sua possessività e indolenza, decide di andarsene. Il giovane e iracondo pasticciere si mette così alla ricerca di compagnia. La demolizione del maschio mediorientale fatta a film. Daniel Arzrouni è un “Tanguy” iracondo e irresistibile nella sua sgangherata solitudine.

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