Cultura
Quotidiano del Torino Film Festival: le notizie di martedì 29 novembre
Altman sold out. Successo incredibile per la retrospettiva dedicata a Robert Altman. L’apoteosi si è avuta lunedì sera allo spettacolo delle ore 22 quando alcuni spettatori hanno assistito alla proiezione in piedi. Questa mattina il cineasta di M.A.S.H. e Nashville è stato ricordato dalla moglie Kathryn dal figlio Stephen, dal produttore Matthew Seig e dagli attori Keith Carradine e Michael Murphy. Ne è stato ricordato, all’unanimità, l’“entusiasmo incredibile” che “gli permetteva sempre di rialzarsi” dopo gli insuccessi, pronto a ricominciare con una nuova sceneggiatura e una nuova storia da raccontare.
Morto il regista Vittorio De Seta. È morto ieri sera, all’età di 88 anni il regista Vittorio De Seta che proprio a Torino aveva girato, cinque anni fa, il suo ultimo film Lettere dal Sahara. Nato a Palermo nel 1923, negli anni Cinquanta realizzò documentari sulla Sicilia e sulla Sardegna. Nel 1961 vinse il premio come migliore opera prima al Festival di Venezia con Banditi a Orgosolo, nel 1972 diresse la miniserie tv Diario di un maestro, con Bruno Cirino nei panni di un insegnante di una scuola di periferia a Roma.Nel 1999 il Festival Cinemabiente, allora alla seconda edizione, gli dedicò una retrospettiva.
Assente il regista iraniano. Dall’Iran è arrivato Seh-o-Nim (Three and a half) di Naghi Nemati. Il regista, però, è rimasto nel suo paese giustificando la propria assenza con la stesura di una nuova sceneggiatura. Il direttore Gianni Amelio ha dunque presentato da solo la pellicola: “La ragione per cui il regista non è qui è che sta lavorando a una nuova sceneggiatura. Io dico che si può lavorare a uno script anche in aereo e persino in sala con un lumicino. Spero che dietro a questa assenza non ci siano altre motivazioni”. Hamid Ziarati, scrittore iraniano residente a Torino, ha ricordato come nel suo paese di origine sia in corso “un attacco a 360° nei confronti di attori, registi e documentaristi che per un motivo o per l’altro non possono lavorare”. E tantomeno accompagnare i loro film nei festival internazionali. Il film di Nemati ha come protagoniste Hanieh, Homa e Banafsheh, tre detenute che, ottenuto un permesso di libera uscita, decidono di scappare verso Nord per sconfinare clandestinamente. Niente, però, andrà secondo programma. Pellicola dall’atmosfera “nordica”, in Seh-o-Nim c’è un Iran diverso dall’iconografia cinematografica classica: pioggia, nebbie e un mar Caspio che sembra il Baltico.
Navigatore TFF. Ore 9:30 Reposi 3 Ganjeung (A confession) di Park Su-min; ore 11:45 Massimo 1 Pater di Alain Cavalier; ore 14:30 Massimo 1 Jess+Moss di Clay Jeter; ore 17:15 Reposi 3 Seh-O-Nim (Three and a half) di Naghi Nemati; ore 19:15 Greenwich 3 Le vendeur di Sébastien Pilote; ore 22.30 Greenwich 1 Il sorriso del capo di Marco Bechis.
Sette opere di misericordia. Il pluripremiato film dei fratelli De Serio è finalmente approdato nella loro città natale. Leggi l’intervista
Premiato Herlitzka. È arrivato addirittura Marco Bellocchio per la consegna del Premio Maria Adriana Prolo a Roberto Herlitzka: “Mi piace il suo stile, la vita discreta che fa, la sua riservatezza. Lo vidi per la prima volta in La villeggiatura di Marco Leto e mi piacque il modo non retorico in cui interpretava un fascista, il cattivo di un film”. Herlitzka ha ricordato l’infanzia e l’adolescenza torinesi. “Non vuol dire che vado a casa” ha detto ricevendo il premio. Alla carriera ma non di fine carriera.
Vergiss dein Ende. Poche cinematografie al mondo sono attualmente in grado di garantire un livello medio alto come quello della produzione made in Germany. Alla acutezza dello sguardo e alla profondità speculativa tipici dell’arte mitteleuropea si mescola l’entusiasmo di una generazione rampante alla quale un sistema non gerontocratico dà modo di esprimersi al massimo. Ne è prova anche Vergiss dein Ende, il bel film di Andreas Kannengiesser che vede una donna abbandonare il marito malato di Alzheimer per seguire il misterioso vicino di casa. Una giornata particolare innestato in una storia e in un modo di girare che ricorda Susanne Bier.
Più 7% rispetto al primo week end del 2010. Sale piene, proiezioni esaurite, file ordinate: la partenza di questo 29° Torino Film Festival è stata un successo in termini di risposta di pubblico. Rispetto alla passata edizione nei primi tre giorni di festival si è registrato un incremento del 7% per quanto riguarda gli incassi e la vendita di biglietti e abbonamenti. In crescita anche il numero degli accreditati stampa presenti fin dall’inizio della manifestazione, il cui numero ha avuto un incremento del 30% rispetto al 2010.
Una mole di precari. Il coordinamento dei precari del Museo Nazionale del Cinema rivendica la propria visibilità attraverso il palcoscenico del Torino Film Festival. Si chiama Una mole di precari la spilla che indosseranno i lavoratori “tipici” del Museo Nazionale del Cinema e dei Festival che vi gravitano intorno: “Con questo semplice gesto desideriamo manifestarci ed essere presenti, oltreché a noi stessi, ai rappresentanti di Pubblica Amministrazione ed Enti Locali, Regione, provincia e Comune relativi assessorati alla cultura – a tutta la comunità cittadina e, infine, ribadire la nostra esistenza all’ente per il quale prestiamo da anni, orgogliosamente e precariamente le nostre professionalità: il Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo”. I lavoratori precari del Museo del Cinema (65) superano i dipendenti (52) ed è anche grazie a loro se Torino può contare su di un sistema di festival unico in Italia.
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