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Cronaca

Thyssenkrupp, depositate le motivazioni della sentenza: per l’ad dolo eventuale – il testo della sentenza

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sono state depositate lunedì alle 17 al Palazzo di Giustizia di Torino le motivazioni della sentenza del processo Thyssenkrupp relativo alla morte di sette operai nel dicembre 2007. Il documento, di 502 pagine, spiega le ragioni della condanna di sei dirigenti della multinazionale dell’acciaio, in particolare dell’amministratore delegato Herald Espenhahn a 16 anni e sei mesi di reclusione per omicidio volontario con la formula del dolo eventuale.

Nel processo di primo grado la seconda Corte d’Assise ha condannato insieme all’ad anche altri cinque dirigenti della multinazionale dell’acciaio. Nel rogo che scoppiò la notte del 6 dicembre 2007 sulla linea 5 dello stabilimento torinese, persero la vita sette operai: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone. Si salvò solo Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Partito democratico. I pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo avevano chiesto una pena esemplare, contestando il dolo eventuale ad Harald Espenhanh perchè, secondo l’accusa, aveva accettato il rischio che potesse verificarsi un incidente mortale nello stabilimento.

LE MOTIVAZIONI. “Continuare la produzione è stata una scelta sciagurata compiuta in prima persona proprio da Espenhahn”. La decisione di non investire in fire prevention sugli impianti è stata per la Corte una decisione “razionale e sotto il profilo economico giustificata”. A questo, continuano le motivazioni, si aggiunge la decisione di “continuare la produzione in quello stabilimento”. Una decisione di cui “l’azienda è in particolare Espenhahn era primo e unico responsabile”. “La contemporaneità dei due obiettivi: non disporre alcun intervento di prevenzione e prevenzioni incendi a Torino nonostante tutto in quel periodo spingesse Espenhahn a intervenire e continuare la produzione è stata una scelta sciagurata”.

“Il complessivo quadro relativo agli elementi di conoscenza e all’alto grado della consapevolezza in capo ad Espenhahn induce la Corte a ritenere che certamente Espenhahn così come contestato, si fosse rappresentato la possibilità, la probabilità del verificarsi di un incendio, di un infortunio anche mortale sulla linea 5 di Torino”.

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