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Economia

Il j’accuse di Marchionne: “Fiom anacronistica e minoritaria, la Fiat in Italia è incompresa”

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Per primi sono arrivati i baci e gli abbracci con Emma Marcegaglia, a dimostrare che nonostante l’addio di Fiat a Confindustria i rapporti tra azienda e “sindacato” restano ottimi (“Non abbiamo mai litigato”, dirà il numero uno di viale dell’Astronomia). Poi sono arrivate le dichiarazioni, su mercato, prospettive future, italianità e chi più ne ha più ne metta. L’incontro tra l’ad italocanadese e la Marcegaglia è avvenuto lunedì mattina all’Unione industriale di Torino, dove entrambi hanno partecipato a una tavola rotonda nell’ambito del convegno Make it in Italy. Marchionne non ha dimenticato di citare – ovviamente – la Fiom: “La posizione della Fiom è sempre stata preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi”. Nel frattempo, come svelato da Linkiesta e riportato da QP, il piano Fabbrica Italia continua a rimanere avvolto nel mistero.

L’AD E LE TUTE BLU. “La Fiom è sempre stata molto più politica che sindacale e anche quando gli accordi che abbiamo raggiunto con le altre organizzazioni sindacali sono stati votati e approvati dalla maggioranza dei lavoratori, non solo non c’è stato il rispetto, sacrosanto, della volontà liberamente espressa, ma ci siamo visti intentare una causa legale”. “La cosa veramente offensiva in tutto questo è che stiamo vivendo un periodo di tirannia della minoranza. Mascherato con un’espressione democratica di dissenso questo atteggiamento – ha detto Marchionne – se non disciplinato andrebbe a minacciare l’integrità del processo produttivo, un prerequisito che è sempre esistito ma che è diventato ancora più importante in un’azienda che si sta giocando il futuro su una politica di espansione in mercati extraeuropei. La realtà è che un sindacato al quale sono iscritti circa il 12% dei nostri lavoratori, poco più di 1 su 10, continua a rifiutarsi di accettare la volontà della maggioranza e ad attaccare in maniera indiscriminata la Fiat, il suo operato e i suoi prodotti”.

PREVISIONI PER IL FUTURO. “Siamo sempre stati della massima trasparenza con i mercati, le istituzioni e le parti sociali, non ci pare quindi logico che la Fiat debba fornire dettagli di previsioni pluriennali quando la maggior parte dei paesi europei sta cercando disperatamente di condividere soluzioni che i mercati finanziari internazionali richiedono per domani”. Sottolineando poi che “come ogni concorrente, Fiat riesamina continuamente i propri piani di prodotto e finanziari ed ha la necessità di poterli adeguare alle condizioni del mercato, al comportamento degli altri costruttori ed ai più vari fattori che possono incidere sul loro successo”, Marchionne ha rilevato che “è impossibile precisare fin d’ora i dettagli degli investimenti, sito per sito, che avverranno tra adesso e il 2014. Non è qualcosa che viene fatto dai nostri concorrenti e non può essere richiesto a Fiat in modo ossessivo per ogni sito industriale”. “Insieme a Chrysler venderemo quest’anno circa 4,2 milioni di vetture diventando così il quinto più grande costruttore di auto nel mondo. Questo numero è destinato a salire a 5,9 milioni di unità nel 2014”.

IL LINGOTTO ANTI-ITALIANO? “Quello che stiamo facendo ha l’unico obiettivo di rendere la nostra azienda più efficiente, per garantire prospettive solide e durature e per creare benessere nel territorio in cui operiamo: per questo le accuse di anti italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde”. “Anti italiano semmai – ha rilevato Marchionne – è chi abbandona il Paese, chi decide di non investire; anti italiano è chi non vuole prendere atto del mondo che ci circonda e preferisce restare isolato nel proprio passato”. “La Fiat, come tutte le aziende industriali del mondo, ha la necessità di contare su condizioni minime di competitività che sono quelle su cui dobbiamo misurarci con i nostri concorrenti”.

LA FIAT E IL LAVORO IN ITALIA. “Intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia. Non abbiamo ridotto la nostra forza lavoro nel momento peggiore della crisi, non intendiamo certo farlo ora che stiamo lavorando alla realizzazione delle condizioni per crescere in futuro”. Marchionne ha poi aggiunto che “continueremo a gestire la situazione di mercati depressi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, tra i quali la mobilità di accompagnamento alla pensione, e saremo pronti a sfruttare la ripresa dove si presenterà, in Europa, ma specialmente sugli altri mercati mondiali”.

I RAPPORTI CON CONFINDUSTRIA. “Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto ciò che è necessario per diventare più efficienti e per liberarci da vincoli che in una economia di mercato non sono che inutili freni. In questa chiave va letta la nostra decisione di uscire da Confindustria, una scelta che abbiamo valutato con grande serietà e che non ha nulla a che vedere con ragioni politiche. Purtroppo in Italia molti, a cominciare da una parte della politica, del sindacato e della stampa, non hanno capito, o meglio, non hanno voluto capire la portata del cambiamento che è avvenuto in Fiat e il senso della nostra esperienza”.

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