Cultura
Festival dell’Oralità. In scena l’Italia dei cantastorie (anche virtuali)
Cantastorie, poeti a braccio, mondine, danzatori e teatranti di strada, giocolieri e venditori di leccornie. Confinare la cultura popolare in una “riserva indiana della nostalgia”, sottratta al dilagare del progresso tecnologico, sarebbe un grave errore. Ogni epoca, compresa quella di Facebook, ha i suoi menestrelli. Ecco perché il Festival Internazionale dell’Oralità Popolare, in programma a Torino da venerdì 23 a domenica 25, non vuole mettere paletti né barriere. Sarà un crocevia di culture e di sensibilità, tra musica, danze, sapori e incontri. E naturalmente sarà ancora una volta l’occasione per interrogarci sull’Italia, vestita a festa per il Centocinquantenario, ma anche tormentata da tante burrasche presenti.
Chi, dove, quando. Il festival, per sua natura, ha bisogno del contatto con la gente. Ecco perché, oltre a teatri e palazzi storici, sono state coinvolte alcune vie e piazze, metafore vive dello scambio culturale. Tra piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano è allestito lo spazio musicale. Lì si danno appuntamento artisti di ogni estrazione, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero (dalla Francia e dalla Polonia). Nei tre giorni del festival costruiscono un grande patchwork sonoro, allegro e pieno di contaminazioni: il nord e il sud, i canti di risaia e le percussioni mediterranee, i cori “de rage et de révolte” insieme alle tradizioni dei migranti. In via Cesare Battisti invece si trova La strada del gioco, un’idea nata per risvegliare lo spirito ludico con biglie, trottole, girandole, ma anche piccoli automi (segno che la tradizione di ieri può incontrare le idee di oggi). Sempre in piazza Carlo Alberto è sistemato il Punto Spiaggia Cibo. Non serve molta intuizione per capire di che si tratta. Anche col cibo si raccontano storie di persone e paesi: ecco il senso del chiosco e dei suoi tanti prodotti di cucina informale, dalle miasce della val Chiusella, ai cavatelli beneventani alla birra artigianale di Chieri.
Gli appuntamenti. Il festival propone anche un ricco calendario di incontri, dibattiti e concerti. Segnaliamo alcune tra le tante proposte. Venerdì ore 17, nel cortile di palazzo Carignano, si tiene un incontro con Derrick de Kerkhove, guru della rete con le sue teorie sulle intelligenze connettive. Dalle 19 alle 21, in piazza Carlo Alberto, viene presentato il progetto Indovina chi viene a cena: una grande tavola imbandita con cibi etnici diventa occasione per scoprire il mondo degli altri. Il costo della cena è di 10 € ed è necessario prenotarsi (info@reteitalianaculturapopolare.org – 011 433 88 65). Sabato, ore 21, in piazza Carignano, il cantautore toscano David Riondino si confronta con la tradizione antica dei poeti a braccio. Domenica, dalle 18 alle 20, piazza Carignano ospita la festa finale a ritmo di danza: i protagonisti salutano la città, nella speranza che i semi passati “di bocca in orecchio” possano dare i loro frutti e continuare a essere trasmessi.
Gli Stati Generali. Quest’anno il festival assume un prestigio particolare. Infatti va in scena in concomitanza con gli Stati Generali della Cultura Popolare. Si tratta di un forum, il primo di questo genere nel nostro Paese, rivolto a pubblici e privati che vogliano mettere a sistema idee e competenze per realizzare progetti culturali. Vi partecipano anche intellettuali e storici di prestigio nazionale e internazionale. Tra questi il linguista Tullio De Mauro, il filosofo Ugo Perone (che è anche assessore alla Cultura della Provincia di Torino), il già citato De Kherkhove, il regista teatrale e compositore Roberto De Simone e tanti altri. Organizzati entrambi dalla Rete Italiana di Cultura Popolare, Festival e Stati Generali si compenetrano e si integrano, sostenuti da uno spirito comune.
Programma completo, info e prenotazioni: www.reteitalianaculturapopolare.org
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