Economia
Arrivano le motivazioni su Pomigliano, ma per la Fiat il problema è il sindacato Chrysler
Niente accordo entro la scadenza prevista a mezzanotte (le sei in Italia) per il nuovo contratto fra i lavoratori della Chrysler e l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne che ha chiesto alla United Automobile Workers, (Uaw) il sindacato dei metalmeccanici statunitensi, l’estensione di una settimana dei termini del contratto. Marchionne ha inviato una lettera dai toni duri al presidente della Uaw, Bob King, dopo che il leader sindacale aveva trascorso l’intera giornata in trattative con la General Motors invece che con la Chrsyler. Nella lettera Marchionne accusa King di non aver mantenuto gli impegni e di non tenere nella giusta considerazione i 26 mila dipendenti della Chrysler.
IN USA. Marchionne la scorsa notte era volato da Francoforte a Detroit proprio per chiudere la trattativa. In discussione c’é il salario dei lavoratori di Chrysler. Le condizioni richieste al momento dell’accordo precedente prevedevano un salario ridotto per i lavoratori giovani, l’impegno a non chiedere aumenti e a non scioperare. Queste condizioni secondo il sindacato possono e devono essere migliorate. L’Uaw chiede anche che i lavoratori possano partecipare agli utili del gruppo.
Marchionne ha scritto nella lettera a King: “Ci siamo incontrati l’ultimo weekend e messi d’accordo che avremmo firmato. Per chiudere è necessaria la tua e la mia presenza, ma tu non ti sei presentato. Penso ai nostri 26mila dipendenti che domani lavoreranno senza un nuovo contratto e senza neanche un’intesa tra Chrysler e Uaw che preveda l’estensione del vecchio. Non c’è un accordo nemmeno sull’eventuale ricorso all’arbitrato. So che noi siamo la più piccola delle tre case automobilistiche a Detroit (Ford, General Motors e Chrysler) ma non per questo siamo la meno rilevante. I nostri lavoratori non sono meno importanti”.
“Alla fine la ragione vince. Anche il sindacato americano ha fatto la scelta di provare a salvare l’azienda e ora chiede ci sia la giusta redistribuzione degli utili ai lavoratori”, ha commentato la notizia il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Si cancella l’idea di un sindacato unico – ha aggiunto Camusso – e, a chi ha inseguito il mito di Marchionne, questa storia insegna che l’antica ricetta di scaricare sui lavoratori non regge nè in Italia nè negli Stati Uniti”.
IN ITALIA. Sono state depositate giovedì mattina nella cancelleria del tribunale di Torino dal giudice Vincenzo Ciocchetti le motivazioni della sentenza emessa il 16 luglio scorso sul ricorso presentato dalla Fiom contro l’accordo per lo stabilimento Fiat di Pomigliano.Allora il giudice aveva respinto il ricorso presentato dal sindacato, finalizzato ad ottenere la illegittimità dei contratti collettivi di primo e secondo livello per il sito di Pomigliano e aveva dichiarato “antisindacale” il comportamento della Fiat perchè determinava l’estromissione della Fiom dal sito campano.
LE REAZIONI. ”Il tribunale ha condannato la Fiat per attività antisindacale, dunque è fallito l’obiettivo del Lingotto di escludere i lavoratori che dissentono e la Fiom dalle nuove società”. Si difende così la Fiom, per bocca di Giorgio Airaudo: ”La Fiom avrà propri rappresentanti che faremo votare dai lavoratori e dalle lavoratrici”. Quanto al riconoscimento del tribunale della legittimità dell’accordo siglato a Pomigliano, Airaudo ha aggiunto: ”Manteniamo un parere diverso dal tribunale torinese sulla possibilità che ogni singola azienda possa farsi il proprio contratto nazionale e che questo sia valido. Pertanto su questo punto ci riserviamo, sentiti i nostri legali, di impugnare quella parte di sentenza. Intanto però Fiat dovrebbe riflettere su quali risultati ha portato fino ad ora dividere lavoratori e sindacati ed essere reticente sul proprio piano prodotti”.
Sostanzialmente sulla stessa linea il leader della Cgil, Susanna Camusso: “Mi riservo la lettura della sentenza, ma da quanto risultava dal dispositivo di luglio sicuramente è un risultato che conferma l’impossibilità di escludere una grande organizzazione sulla ragione del suo dissenso civico”. La Camusso è intervenuta a margine dell’assemblea straordinaria delle Province d’Italia, tenutasi giovedì mattina a Roma, in piazza Montecitorio.
Per i legali del Lingotto l’essenza della motivazione è invece contenuta nel passaggio in cui il giudice Chiocchetti scrive: ”È certo che il sistema di regole delineato dagli accordi 29 dicembre 2010 e 17 febbraio 2011 è l’unico esistente a Pomigliano – che Fiom lo riconosca o meno – dal momento che non ve n’è un altro e che il rapporto di forza tra tutte le parti protagoniste della vicenda porta a questo risultato, convalidato anche dal referendum; risultato rispetto al quale appare del tutto ininfluente l’adesione o meno di Fiom. Con la conseguenza che tutti i lavoratori che operano e opereranno nella nuova società alle dipendenze di Fabbrica Italia Pomigliano saranno a tali regole assoggettati”. Soddisfatto anche il segretario nazionale dell’Ugl, Antonio D’Anolfo: ”Un’ulteriore conferma per chi ha lottato per dare un futuro e un reddito alle migliaia di famiglie dei dipendenti di Pomigliano”.
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