Cultura
Sit in davanti al Consiglio Regionale per salvare la cultura piemontese
Un centinaio di lavoratori dello spettacolo si sono ritrovati questo pomeriggio, davanti a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, per sensibilizzare le istituzioni sulla drammatica situazione in cui versa la filiera culturale nella nostra regione. Le ultime manovre economiche non hanno fatto altro che acuire la grave situazione di incertezza che negli scorsi mesi ha messo in pericolo molte realtà culturali piemontesi.
“La mozione del consigliere regionale Eleonora Artesio chiede che il 10% dei 380 milioni stanziati dalla Regione per il Fondo sociale per l’occupazione vengano riservati al comparto cultura. Noi speriamo che il settore culturale possa finalmente ottenere il riconoscimento di attività lavorativa e non hobbystica” ha spiegato Maurizio Babuin, uno dei principali animatori del Comitato Emergenza Cultura. Ai cartelli di sempre – “La cultura fa paura” e il testo dell’Articolo 9 della Costituzione che auspica la difesa del patrimonio culturale e paesaggistico nazionale – si sono aggiunti quelli relativi alla circolare 105 dello scorso 8 agosto con la quale l’Inps ha cancellato il sussidio di disoccupazione di attori, registi, scenografi, coreografi, light designer, musicisti, cantanti, danzatori limitando il sussidio alle sole categorie tecniche ed amministrative.
Sulla base della sentenza n. 12355 del 20 maggio 2010 della Suprema Corte di Cassazione e rifacendosi a un comma del 1935, l’Inps ha stabilito che queste categorie siano escluse dal trattamento sussidiario poiché provviste di una “preparazione tecnica , culturale o artistica”. Con un paradossale ribaltone le competenze e gli skill diventano, dunque, un elemento penalizzante: “Ci sembra paradossale – hanno detto i promotori del sit in – che vengano escluse da una integrazione al reddito proprio quelle categorie che hanno l’intermittenza lavorativa come parte integrante del proprio essere. Siamo rimasti uno degli ultimi paesi europei a non riconoscere i lavoratori dello spettacolo come dipendenti intermittenti e a non riconoscere loro il diritto alla disoccupazione”. “Vogliamo fare come in Portogallo, dove è stato abolito il Ministero della Cultura?” ha chiesto provocatoriamente Maurizio Babuin.
Alla presentazione della rassegna teatrale Prospettiva 150 l’assessore alla cultura del Comune di Torino Maurizio Braccialarghe non ha nascosto la preoccupazione per il momento di estrema difficoltà del sistema -cultura: “A oggi, mese di settembre, ancora non è possibile sapere se e quanto verrà decurtato dai finanziamenti previsti per il 2011. In queste settimane, oltre a pensare a come programmare gli investimenti per il 2012, dobbiamo anche cercare di evitare il crash su quelli fatti nel 2011”. Se anche i grandi enti pubblici soffrono (il costo dei quaranta spettacoli di Prospettiva per il Teatro Stabile è stato contenuto in 250mila euro) per le piccole realtà gli ultimi mesi sono stati uno stillicidio: “La vitalità del sistema culturale – ha continuato Braccialarghe – è costituita soprattutto dalle realtà satellite che ruotano intorno alle realtà più grandi e vanno dunque trattate con la debita attenzione. Non possiamo permettere che queste luci si spengano”.
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